La fantasia al potere
Da quando sento ripetere che “niente sarà più come prima”, nella nostra città così come in tutto il mondo post-Covid, ho la sensazione sempre più netta che, di fronte a un virus che sta spazzando via molte abitudini e molte certezze, occorra, da parte di tutti, a partire dalle istituzioni, un grande sforzo di creatività, per immaginare le soluzioni più adeguate che possano risolvere o quantomeno attenuare i presenti e futuri danni sanitari, economici, sociali, provocati dalla pandemia e dalle connesse criticità.
È per questo che, durante i due mesi di clausura, sono sempre rimasto nell’ingenua e positiva attesa, da parte del governo, della Regione, del Comune, di una grande “chiamata alle armi”, che coinvolgesse i cittadini, i creativi, i professionisti, stimolati dalle istituzioni ad immaginare i nuovi scenari e ad avanzare proposte innovative, di cui poi tecnici, esperti e responsabili politici avrebbero valutato la fattibilità.
Sinora niente di tutto ciò è avvenuto, a nessun livello: le tante, forse troppe, “task force” attivate in queste settimane, hanno sin qui evitato di richiedere suggerimenti pubblici che potessero contribuire a indirizzarne le decisioni. Niente a livello nazionale. Niente a livello regionale. Niente a livello comunale. Con una lodevole quanto inattesa eccezione: il Terzo Municipio di Roma.
Quando ormai cominciavo a rassegnarmi all’idea che ogni scelta sarebbe stata appannaggio esclusivo di non meglio precisate élites di esperti, ecco che, ai primi di maggio, Giovanni Caudo, presidente del Municipio III della Capitale, quello che comprende le zone di Montesacro, Talenti, Nuovo Salario, ha lanciato un’iniziativa pubblica per affrontare alcune delle principali criticità della cosiddetta “fase due”: la mobilità, la scuola, la cultura.
“La crisi può essere anche un’opportunità non tanto per ricominciare da dove eravamo, ma per cambiare e ripensare la città, i suoi spazi, l’uso dello spazio pubblico, il modo di fare – ha scritto Caudo in un suo comunicato – Serve una visione che tiene insieme e in coerenza le azioni da intraprendere. Per affrontare al meglio questa nuova fase partiamo da quello che abbiamo imparato nella fase uno: agire collettivamente nell’interesse di ognuno. Per questo, come Municipio abbiamo pensato di aprire una pagina web dove condividere con tutti i cittadini dei documenti di indirizzo su come deve essere la mobilità, la cultura e la scuola al tempo della convivenza con il rischio del contagio. Documenti aperti al confronto con tutti, dove raccogliere i vostri suggerimenti e le vostre idee”.
Dunque eccola quella “chiamata alle armi” che mi attendevo dai più alti gradi delle istituzioni. È arrivata dal basso, dal livello ultimo della catena amministrativa, il municipio, ma è comunque arrivata. Forse anche grazie alla sua formazione culturale di urbanista, cosciente quindi per “deformazione professionale” di quanto le esigenze post-Covid possano stravolgere il tessuto delle nostre città, Giovanni Caudo ha finalmente chiesto a tutti i cittadini di contribuire nel lanciare idee, fornendo per questo un indirizzo mail dedicato (stefano1.sampaolo.ext@comune.roma.it ) al quale spedire proposte: “Le proposte devono arrivare dai cittadini del Municipio, ma possiamo raccogliere anche suggerimenti che riguardano la città nella sua totalità”.
Il compito di raccolta dei suggerimenti e di integrazione con quanto sin qui studiato dall’amministrazione, spetta ora all’assessore municipale Stefano Sampaolo, già coautore, insieme ad alcune associazioni del territorio, di un piano provvisorio per la mobilità, approntato in vista della nuova fase e che prevede un forte incremento di ciclabili, oltre a un rafforzamento delle principali direttrici di trasporto pubblico: “Personalmente sono però convinto che senza una quota rilevante di lavoro da remoto (ma serve progetto e tecnologia, non si può improvvisare) la città non regga con le nuove regole” mi ha detto l’assessore.
“Per essere chiari, crediamo fondamentale, in questa fase ancora di più, una collaborazione tra tutti i soggetti, nella logica di mitigare gli effetti pesanti che avrà ad esempio sulla mobilità (specie nelle persone che utilizzavano il trasporto pubblico) la nuova situazione – ha detto ancora Sampaolo – Quindi bisogna conciliare l’esigenza di agire rapidamente, con l’ascolto e la collaborazione. Nel frattempo accelerare su quanto è stato programmato. Quello che comunque mi sta più a cuore non sono tanto i dettagli delle soluzioni, ma la logica integrata con cui dobbiamo guardare al problema”.
Quanto ha dichiarato Stefano Sampaolo, è esattamente quanto ora mi augurerei di sentir dire da parte di tutti i livelli della politica locale e nazionale: “guardare al problema con una logica integrata”, cioè far collaborare cittadini e istituzioni, per ideare proposte capaci di far fronte a un’enorme concatenazione di difficoltà, tanto grandi quanto inattese e di difficilissima soluzione.
È evidente che la maggior parte delle proposte che arriveranno in tal modo risulteranno inapplicabili. Se a lanciare idee non saranno più solo gli “esperti” ma tutti i cittadini, è evidente che, tra le tante, verranno concepite anche delle soluzioni ingenue, qualcuna persino assurda e sconclusionata. Però anche la più visionaria delle proposte potrà essere un suggerimento utile ad aprire nuovi orizzonti, a dare stimoli diversi, che forse aiuterà a trovare altre soluzioni, a cui inizialmente non si era pensato.
In più, questo tipo di percorso contribuirà a stimolare energie positive, facendo sentire ciascuno di noi un utile e indispensabile protagonista della fase di “ricostruzione” e non il passivo spettatore di quel “film dell’orrore” che è stata sinora la pandemia e le relative disposizioni.
Tutto questo sta già succedendo in diversi settori e realtà. È di pochi giorni fa, ad esempio, una “fantasiosa” e utopistica proposta lanciata da un regista e da un attore, Gabriele Vacis e Natalino Balasso, per affrontare uno dei tanti problemi connessi alla diffusione del virus: la crisi del mondo dello spettacolo causata dalla chiusura di cinema e teatri. La loro idea folle di lasciare aperte h24 queste strutture, permettendo così un contingentamento degli spettatori (che verrebbero diluiti nell’arco delle ventiquattro ore), da “boutade” un po’ fine a se stessa, è diventata in poco tempo una vera ipotesi di lavoro, che ha generato un serio dibattito nel mondo dell’intrattenimento, con alcuni teatri che ne stanno valutando concretamente la fattibilità.
Ipotesi “visionarie” analoghe si stanno moltiplicando praticamente in tutti settori in crisi: dal commercio al turismo, dai servizi all’industria. Sarebbe perciò il caso di approfittarne, cominciando a “mettere a sistema” queste idee, coordinarle, integrarle con le nuove esigenze sanitarie e le nuove disposizioni, modificarle per renderle fattibili, al fine di creare un “sistema Italia” capace di mettere a frutto quella che, spesso in modo sterile e retorico, viene decantata come la maggiore qualità nazionale: la creatività.
La “fantasia al potere”, da slogan del ‘68, può quindi diventare la nuova caratteristica di questo 2020, il faro in grado di far riaccendere la luce sull’attuale buio momento storico. In questo modo la crisi epidemica può trasformarsi non nell’inizio di un tracollo, ma in un’opportunità di rilancio. Sta provando a farlo, nel suo piccolo, il Municipio III di Roma. Tocca ora al Comune, alla Regione, al Governo italiano, far proprio questo tipo di percorso.
[La foto del titolo è di Melanie Schmidt ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]