Quella Pasqua nel condominio

Tommaso Bonifaci ha 40 anni, vive a Roma e da otto anni è sacerdote. Nei giorni scorsi ha proposto agli abitanti del condominio dove vive, a San Giovanni, di portare a Pasqua la comunione a domicilio a quanti ne avrebbero fatto richiesta, rispettando le distanze di sicurezza, munito di guanti e mascherina e senza entrare in casa.
Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza.

La Quarantena di questo periodo ha inevitabilmente rivoluzionato la nostra vita: tra home office, smart working, figli a casa e calcoli strategici sull’orario migliore per andare a fare la spesa, tutti abbiamo dovuto ripensare i nostri tempi e i nostri spazi.

Anche le parrocchie hanno dovuto riorganizzarsi, essendo tenute al rispetto delle direttive ministeriali, che, pur permettendo l’apertura delle chiese per la preghiera personale, vietano le celebrazioni pubbliche.

Non tutto però è negativo.
Questa nuova situazione ha dato un impulso alla fantasia di tanti sacerdoti e catechisti che si sono attivati per portare avanti una pastorale a distanza: messe in streaming, celebrazioni online, momenti di preghiera condivisi mediante varie piattaforme, videopillole di catechismo per bambini e ragazzi, liturgie sui tetti delle chiese, e tante altre iniziative che hanno trovato favore e simpatia presso la gente a casa.
Molte persone hanno (ri)scoperto la bellezza di pregare in famiglia e di trasformare le proprie case in chiese domestiche. La mancanza maggiore che lamentano i fedeli è però quella di una partecipazione attiva ai sacramenti, in modo particolare all’eucaristia.

Fortunatamente molte parrocchie di Roma offrono la possibilità di ricevere la comunione individualmente praticamente durante tutto il corso della giornata – secondo le disposizioni della Diocesi –  tuttavia non tutti, soprattutto le persone anziane e i soggetti più a rischio, hanno modo di recarsi in chiesa.

Quando le prime disposizioni governative fissavano provvisoriamente il termine del lockdown e del distanziamento sociale al 3 aprile, venerdì prima della Domenica delle Palme, con la quale sarebbe iniziata la Settimana Santa, le speranze della maggior parte dei cattolici si riducevano ad un unico pensiero: “Speriamo almeno di poter celebrare la Pasqua…”.
Poi le misure restrittive sono state ulteriormente prorogate ed essendo chiaro che quest’anno sarebbe stata una Pasqua diversa, si è cominciato a pensare alle modalità per celebrarla.

Abitando in un condominio piuttosto grande in zona San Giovanni, che conta circa 90 appartamenti, ho pensato a cosa potessi fare per le persone che vivono qui, considerando che la Pasqua è il centro della vita cristiana e per estensione col tempo è divenuta anche una festa particolarmente attesa un po’ da tutti per stare con amici e parenti.

Così ho pensato di offrire la possibilità per la Domenica di Pasqua di portare la comunione a casa a quanti ne avrebbero fatto richiesta. Ho lasciato un biglietto in ogni cassetta della posta, in cui in poche righe spiegavo la mia proposta, assicurando che mi sarei presentato munito di guanti e mascherina, che avrei rispettato la distanza di sicurezza e di poter distribuire la comunione senza entrare nelle case, ovvero rimando sulla soglia.
Non mi aspettavo certo una risposta di massa, né la mia iniziativa era volta ad analizzare la cattolicità del condominio, semplicemente volevo venire incontro ad un desiderio che sapevo essere diffuso, rendere visibile la presenza della Chiesa tra la gente, magari offrire un po’ di conforto con una semplice visita, e non ultimo mandare a tutti l’augurio di una serena Pasqua nonostante i tempi difficili.

Alla fine 14 persone hanno chiesto la comunione. Tante o poche non lo so, non importa. L’importante è che quelle 14 persone abbiano potuto realizzare il loro desiderio di ricevere Cristo sacramentalmente. Ed io sono stato contento di essere stato uno strumento a loro servizio.

Soprattutto mi ha fatto piacere riconoscere sui volti delle persone che ho visitato la gioia di un momento prezioso, una gioia pasquale, trasmessa da un gesto semplice ma profondo. Molti hanno affermato che è stata una sorpresa che non si aspettavano, poter comunicare in questa Pasqua diversa, e anche qualche altro condomino, pur dichiarandosi agnostico, mi ha riferito l’apprezzamento per questa iniziativa.
Piccoli gesti che hanno un significato e un effetto maggiori di quanto non sembri all’inizio.

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