Un’elezione da poco
Il primo marzo – non lo sa quasi nessuno – al centro di Roma si vota. Non è un test importante: sono le elezioni suppletive nel collegio uninominale della Camera, per rimpiazzare Paolo Gentiloni, ex premier, Pd, diventato nei mesi scorsi commissario Europeo all’Economia.
La parte più interessante di questa elezione è stata probabilmente nelle settimane scorse, quando il centrosinistra – oggi al governo – si è diviso sulla candidatura da presentare. Inizialmente, il Pd di Nicola Zingaretti sembrava puntare su Gianni Cuperlo, rimasto fuori dal Parlamento alle elezioni del 4 marzo 2018. Cuperlo è stato piuttosto critico verso la gestione di Matteo Renzi, e ha sostenuto invece Zingaretti.
La formazione di Renzi (Italia Viva, che da pochi giorni ha anche fatta propria la storica sede del Pci, poi del Pds e del Pd a via dei Giubbonari) ha avanzato però la candidatura di Federica Angeli, la giornalista di Repubblica che da anni vive con la sua famiglia sotto scorta perché testimone in un processo contro il racket a Ostia e per il suo lavoro di cronista.
Il nome di Angeli è stato sostenuto anche da Azione, che fa capo all’ex ministro Carlo Calenda, da +Europa e dai Verdi (che però nel frattempo stavano raccogliendo le firme per candidare un giovane attivista ecologista dei Fridays For Future).
Il Pd però, pure apprezzando la giornalista, ha controproposto la candidatura dell’attuale ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, fino a settembre deputato europeo dei Pd, e in tale veste anche presidente della Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Ue (a Strasburgo il seggio di Gualtieri è stato assegnato al toscano Nicola Danti, primo dei non eletti, che subito dopo ha aderito a Italia Viva).
Angeli, da sempre considerata vicina al Pd, ha accettato la decisione – dopo aver spiegata che Zingaretti le aveva preannunciato la scelta per Gualtieri – rinunciando a polemizzare. Alcuni suoi sostenitori hanno lanciato una petizione su Change.org per riaprire la candidatura, ma la raccolta delle firme si è fermata poco sopra quota 730.
Oltre a questioni di riequilibrio tra i partiti, e anche all’interno delle liste, la candidatura di Gualtieri ha probabilmente anche un significato simbolico: quello di promuovere, in un collegio piuttosto sicuro, il profilo di governo del centrosinistra (Leu compresa), che da alcuni mesi ha costruito un’inedita e faticosa alleanza con il M5s, dopo l’asse grillini-Lega.
Il collegio uninominale di Roma I raccoglie il centro storico, il Flaminio, Prati, Trionfale, Testaccio, Trastevere ed Esquilino, per un totale di circa 157.000 elettori. Nel 2018 Gentiloni prese poco più del 42% dei voti, il candidato del centrodestra si fermò al 30,8%. Il municipio di Roma I, che copre un territorio simile (più alcuni pezzi dei municipi XIII, XIV e XV) è una roccaforte del centrosinistra.
E gli altri partiti? Gli alleati a Cinque Stelle hanno lanciato in pista Rossella Rendina, che non è stata selezionata dalla piattaforma Rosseau, come invece succede abitualmente per i loro candidati e che risulterebbe sconosciuta anche a molti attivisti grillini, a quanto si capisce. Il centrodestra punta su Maurizio Leo, un docente ed esperto di diritto tributario che è già stato parlamentare, per diversi anni, con Alleanza Nazionale, ed è stato anche assessore della giunta Alemanno per poco più di un anno.
Tra i tre candidati minori, due sono ex parlamentari: Marco Rizzo, segretario del Partito comunista, e Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia. Poi ci sono Elisabetta Canitano, ginecologa e attivista di sinistra da una vita, candidata di Potere al Popolo, e Luca Lo Muzio, del movimento Volt Europa (che in Europa sono alleati dei Verdi).
Nello stesso giorno si vota per le suppletive in un collegio del Senato di Napoli e in uno di Terni.
Se vincerà Gualtieri, sostanzialmente, non ci sarà notizia. Ovviamente sarebbe significativa, invece, una vittoria del candidato di centrodestra Leo, anche in vista delle elezioni comunali del 2021 nella Capitale.