Fermate la talpa!

In una memorabile scena del film “Roma” di Federico Fellini, c’è un lungo viaggio nei cantieri della metropolitana romana, una sorta di visita guidata che sembra quasi una discesa agli inferi. Quando venne girato il film correva l’anno 1971 e i cantieri erano quelli della futura metro A, i cui lavori erano stati avviati già nel 1963, per venire ultimati solo nove anni più tardi, nel 1980. 

“Il sottosuolo di Roma è imprevedibile, ogni cento metri ci sono importanti vestigia e il lavoro naturalmente ne risente…”, fece dire Fellini all’ingegnere che guidava la visita ai cantieri, per poi fargli aggiungere sconsolato: “La prima volta che si è parlato della necessità di fare il metrò a Roma è stato nel 1871, esattamente cento anni fa… La burocrazia è ancora più imprevedibile del sottosuolo. Il carteggio intercorso fra noi e il Comune di Roma riempie l’intero percorso della metropolitana”. E’ in quel momento che alcuni operai scoprono la presenza di un’antica villa romana lungo il tracciato: “Fermate la talpa!” si sente gridare.

 

I CANTIERI DELLA METRO A IN “ROMA” DI FEDERICO FELLINI

Già, la “talpa”. La “talpa” è ancora oggi lo strumento tecnico d’eccellenza, quello per mezzo del quale vengono realizzate le gallerie delle linee del metrò: un enorme e costosissimo cilindro metallico, lungo 100 metri e largo 7, di 750 tonnellate di peso, dalla sigla tecnica di TBM (ovvero Tunnel Boring Machine). Attualmente ne sono presenti due sotto i Fori Imperiali, dove fervono i lavori per il prolungamento della linea C. La linea era originariamente prevista con capolinea a piazzale Clodio, nel quartiere Prati, ma, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre del 2019, quasi sotto silenzio, ecco che arriva improvvisa la decisione di “tombare” quelle talpe poco prima di raggiungere piazza Venezia. Come mai? Perché l’iter burocratico della metro C (che, proprio come per la A, ha carteggi tali da poterne riempire l’intero percorso) è in una fase di stallo: niente fondi, niente progetti approvati, nessuna certezza di poter procedere al prolungamento previsto fino a piazzale Clodio e nemmeno di poter realizzare la fermata di piazza Venezia.
Perciò, visto che lasciare libere le talpe può essere pericoloso per la staticità dei palazzi sovrastanti, meglio tombarle in una colata di cemento.

IL VIDEO PROMOZIONALE DELLA METRO C

La perdita secca, in questa apparentemente insensata opera di tombatura, è stata stimata in circa 80 milioni di euro. Non proprio briciole in epoca di “vacche magre” come la nostra. Senza contare che, fermando e rendendo impossibile il riutilizzo delle talpe, ogni ipotesi di prosecuzione della metro C oltre la fermata di Fori Imperiali (la cui apertura è prevista per il 2022), per ragioni sia tecniche che economiche, finirebbe per essere “tombata” insieme a loro.
Tutto ciò nonostante nel 2013 il governo Letta avesse finanziato con oltre 300 milioni la realizzazione della stazione Venezia. Peccato però che quei fondi andarono perduti, poiché non fu realizzato nei tempi necessari alcun progetto esecutivo.

La notizia della “tombatura” delle talpe avveniva proprio quando “Roma Metropolitane”, la società che doveva occuparsi dell’iter burocratico della metro C, veniva messa in liquidazione.
Ormai il destino del prolungamento della metro e delle talpe pareva perciò segnato, tanto che il “tombamento” della prima delle due (che qualcuno aveva affettuosamente ribattezzato “Filippa”), era previsto entro l’inizio di dicembre 2019. Con l’ironia tipica dei romani, alcuni cittadini, il 19 novembre, ne avevano persino celebrato solennemente i funerali pubblici, con tanto di formali annunci funebri. A nulla sembravano dunque valere le mille proteste che nel frattempo si erano sollevate, proteste che arrivavano da parte di politici, da parte di associazioni, da parte di comitati: la vita di “Filippa” era ormai arrivata al capolinea.

Roma però è una città che sa sorprendere chi ci vive e l’Italia è una nazione in cui nulla vi è di più insicuro delle certezze.
È il 15 dicembre del 2019. Piazza Venezia è affollata dai soliti turisti e da migliaia di romani indaffarati per lo shopping natalizio, uno shopping che ha fra le sue mete preferite la vicina Via del Corso. È un giorno come tanti, quando ecco apparire, proprio nella piazza, i cartelli di inizio lavori per due inattesi cantieri. Uno è sul lato del Foro di Traiano, l’altro sotto il Vittoriano.
A quanto pare (ma il condizionale in questo caso è quanto mai d’obbligo) si tratta dei cantieri per le indagini preliminari relative al prolungamento degli scavi delle talpe. Sì, proprio loro: le talpe, a quanto pare salvate in “zona Cesarini” da sicura morte. E perché quegli scavi dovrebbero proseguire? Per realizzare a Piazza Venezia una stazione. Quella stazione, quindi, si farà? Sembrerebbe di sì. E non è tutto: c’è chi dice che il progetto della stazione Venezia a cui si sta ora lavorando, comprenda anche la predisposizione per la successiva linea D, di cui piazza Venezia sarà un importante snodo.

IL VIDEO PROMOZIONALE DELLA METRO D

Certo, forse pochi lo sanno, ma esiste da oltre un decennio anche il progetto di una futura linea D, una linea di metropolitana che dovrebbe raccordare Roma andando da sud a nord, dall’Eur a Talenti, passando per Trastevere, per il centro storico, per Prati Fiscali. Quindi, dopo decenni di ritardi, di occasioni sprecate, di progetti inadeguati, di costi moltiplicati, di FS, Comune e Atac che progettano senza parlarsi, senza pianificare un piano integrato di trasporti su rotaia, improvvisamente tutto è cambiato e tutto andrà a posto nel migliore dei modi? 

In periodo natalizio tutti i sogni e tutti i buoni propositi possono avverarsi. Poi domani è un altro giorno.

[La foto del titolo, scattata nel 2015, è stata diffusa da Nicola su Flickr.com con licenza creative commons]

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