Ogni tanto nascono artisti che creano un nuovo linguaggio assumendo in sé la tradizione precedente e allo stesso tempo esplodendola e mutandola. Si pensi a Michelangelo, a Van Gogh, a Mozart a Dante.
Se i writers hanno mai avuto un simile genio tra le loro fila, questo è stato senza dubbio Keith Haring. Un ragazzo americano che ha giocato un ruolo non trascurabile nell’arte contemporanea amico di Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat ed altri notevoli artisti della pop art.
Haring racconta di aver capito dove doveva disegnare così: “One day, riding the subway, I saw this empty black panel where an advertisement was supposed to go. I immediately realized that this was the perfect place to draw. I went back above ground to a card shop and bought a box of white chalk, went back down and did a drawing on it. It was perfect – soft black paper; chalk drew on it really easily” (Un giorno, andando in metropolitana, vidi un pannello nero vuoto dove avrebbe dovuto esserci una pubblicità. Mi resi subito conto che era il posto perfetto per disegnare. Tornai in superficie e in una cartoleria comprai una scatola di gesso bianco, tornai giù e ci feci un disegno sopra. Era perfetto: morbida carta nera. Feci un disegno col gesso molto facilmente).
Insomma, è in metro vede uno spazio pubblicitario vuoto e capisce che quella è la sua tela, compra dei gessetti e comincia. Il padre disegnava per lui dei fumetti, dei pupazzetti molto simili a quelli che poi diverranno il suo marchio di fabbrica. Haring, col tempo, comincerà a disegnare su tutto, scarpe, mura, vagoni, tele, fogli, vestiti, plastica, legno.
Purtroppo scomparve molto giovane quando l’HIV, la peste sessuofoba e antiedonistica degli anni 80, falciava ragazzi e ragazze nel giro di pochi mesi.
Tra i luoghi più suggestivi in cui Haring si è misurato ci sono senza dubbio il muro di Berlino, Pisa, New York, ma passò anche nella nostra eterna e mutevole Roma. Peccato che noi si decise di cancellare tutto.
Il nostro si produsse, cito da Adnkronos di qualche tempo fa, in “Un’azione pittorica di 6 metri per 2, realizzata a Roma sulle pareti trasparenti del Ponte sul Tevere del metro A (nel tratto Flaminio-Lepanto)” la quale venne scrupolosamente cancellata dagli addetti del comune in quanto in contrasto con il decoro urbano.
Sempre nel 1982, Haring fece un murale sullo “zoccolo” del Palazzo delle Esposizioni che si ritenne di ripulire in occasione della visita dell’allora Segretario del Partito comunista dell’Unione Sovietica, Michail Sergeevič Gorbačëv. Del resto in quegli anni l’amministrazione capitolina faceva una campagna per “Roma pulita” di cui, come sapete, ancora beneficiamo.
Cari amici romani, se però volete vedere qualcosa di suo potete andare a Termini e prendere un bel treno per Pisa. Lì i suoi lavori non solo sono conservati ma, di tanto in tanto, anche restaurati. Con l’occasione si può anche andare a rivedere Piazza dei Miracoli, che resta uno dei posti più belli dell’Universo.
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[La foto del titolo rappresenta il particolare di un’opera di Haring presso il museo di Berlino Hamburger Bahnhof]
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