La AS Roma e i fantasmi di Villa Stuart
Con l’acquisto di Henrikh Mkhitaryan nelle ultime ore di calcio mercato e le vittorie ravvicinate a settembre con il Sassuolo e Bologna, molti tifosi romanisti avevano quasi accarezzato l’idea che questa nuova stagione potesse davvero partire senza trascinarsi dietro il trauma delle dolorose separazioni da Francesco Totti e Daniele De De Rossi e i fantasmi di una campagna acquisti – come sempre – mai del tutto convincente.
Lo stop in casa con l’Atalanta del 25 settembre invece ci ha riportato al punto di partenza di un horror da bar con pochi brindisi, tante chiacchiere e i soliti scheletri che tornano dal passato.
Il fatto che a infliggerci la prima sconfitta sia stato poi proprio mister Gasperini, che questa estate è stato quasi sul punto di vestire i nostri colori, conferma la vaga sensazione che tutti gli acquisti sfumati della nostra squadra non solo aleggiano sempre come tormentoni lugubri sulle prime pagine di Corsport e Messaggero durante ogni preparazione, ma continuano a comparire come ombre nefaste poi anche nel corso del campionato.
Vanenburg, Denilson, Mahrez, Malcom, Ibrahimovic e Higuain sono da anni ormai come dei personaggi ricorrenti e intercambiabili di una profezia mancata o l’apparizione multiforme di brutti incubi mai sopiti.
Da quando ho memoria dei miei primi contatti con il mondo del calcio, la Roma è sempre stata indicata dai tifosi, da Antonello Venditti e dal Corsport come inequivocabilmente Magica.
In realtà con gli anni si dovrebbe capire che questa squadra ha molto più a che fare con la sfiga nera.
Conoscendo meglio le varie storie di Nils Liedholm che si affidava ciecamente al mago di Busto Arsizio, gli aneddoti sulle galline di Oronzo Pugliese e i riti delle maglie portasfortuna bruciate in ritiro, alla fine semmai può anche venire il sospetto che questo lato del Tevere abbia pagato qualcosa di davvero sbagliato al mondo dell’esoterismo.
Non è un caso che tutte le visite mediche e le riabilitazioni più delicate dei tesserati di Trigoria passino per la famigerata Villa Stuart di via Trionfale (sic) nota, a chi abita in zona, per essere stata teatro di alcune vicende che hanno sfiorato il paranormale.
La famosa clinica a due passi dallo Stadio Olimpico prende il nome da James Francis Edward Stuart, sfortunato pretendente al trono d’Inghilterra che poi fu esiliato a Roma in seguito delle dure guerre religiose che sconvolsero il suo paese.
Sarà ospite della Villa anche una sua diretta discendente, Emmeline Stuart, nota per la sua relazione controversa con Lord Allen che l’avviò presto alle pratiche della magia nera e l’occultismo. Quando per colpa di una brutta disgrazia morì la giovane e bella sorella della donna, la coppia si affidò ad una serie interminabile di medium e sedute spiritiche per provare a rintracciare lo spirito della defunta. Da allora si parla insistentemente della schiera di fantasmi che infestano e compaiono nei dintorni. Tanto più che lì vicino c’è anche il bellissimo cimitero militare francese.
Col tempo probabilmente la cronaca e le dicerie hanno reso più famosi altri luoghi del mistero a Roma. Vedi la sella del Diavolo nel quartiere Africano, i boschi di Castel Gandolfo o il famigerato vicolo delle Grotte di Cagliostro.
Per il tifoso giallorosso più di tutto il resto però rimarrà sempre il 2 a 3 col Lecce del 1986 il punto di non ritorno di tutti gli eventi più inspiegabili e legati al Maligno in questa città.
Per tornare a vincere sembra che la Roma debba far pace con le forze occulte che vagano sopra l’Olimpico e che si scatenano sotto forma di forze negative, soprattutto in occasione degli innominabili e insostenibili buu razzisti
Da allora superstizione, magia bianca, cartomanzia e riti propiziatori inventati sul momento sono diventati l’altra faccia di una saudade mista a rassegnazione che solo la bellezza classica e agnostica di Totti ha saputo interrompere nel 2001, con uno scudetto indimenticabile.
In generale, nel calcio italiano, dopo il rito con l’acquasanta in panchina ai mondiali del 2002, Giovanni Trapattoni fu talmente ridicolizzato dai media che nessuno si produsse più in pubblico in gesti così plateali.
Presto però grazie alla rete ognuno ha potuto cominciare a documentarsi da solo su terrapiattismi, cure alternative ai vaccini e negazionismo del riscaldamento globale.
L’unica forma di irrazionalità, superstizione o stato di trance condivisa in massa in curva rimangono ancora i buu razzisti contro i giocatori di colore.
A proposito del ritorni dal passato di momenti bui, proprio l’ultima domenica di settembre la squadra di Paulo Fonseca ha ritrovato il famigerato Lecce di Fabio Liverani in una trasferta difficile e combattuta. La Roma sembra essersi rimessa in carreggiata con una vittoria insperata, al costo però di una serie di infortuni inspiegabili che hanno anche compromesso la trasferta austriaca in coppa.
Non sappiamo se Mkhitaryan, Pellegrini e il povero Zappacosta passeranno a Villa Stuart per la riabilitazione. Per tornare a vincere in città però oltre ad essere grandi strateghi della tattica sembra essere necessario fare pace con le forze occulte che vagano sopra l’Olimpico e che si scatenano sotto forma di forze negative, soprattutto in occasione degli innominabili e insostenibili buu razzisti.
[la foto del titolo è di di Pixo 7000, ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]