Rieccoci a parlare di bomba d’acqua
Proviamo a scrivere qualcosa di ovvio, ma evitando di annoiare il lettore, che già potrebbe incominciare ad assentire con la testa preoccupato e a girare la testa, almeno mentalmente, altrove. Purtroppo non posso non ripetermi: quando si parla dei problemi di Roma si finisce per ascoltare un disco rotto, perché le difficoltà sono note, tuttavia per ragioni non chiare difficilmente si riesce a risolverle.
L’ovvio è l’ennesima “emergenza” nubifragio sulla città che si è scatenato ieri, provocando numerose difficoltà, con decine e decine di chiamate ai vigili del fuoco, strade e stazioni allagate, interruzione del servizio metro, chiuso il sottopasso del Gran Raccordo Anulare presso lo svincolo “la Rustica”, cittadini che, armatisi di buona volontà, cercano di liberare i tombini così da far passare l’acqua; per le vie della città auto e bus bloccati, fiumi di acqua che scorrono, gli immancabili cassonetti “galleggianti”.
La Protezioni civile aveva diramato un codice giallo, che indica una situazione di “preallarme”, quella che viene considerata una situazione gestibile e che non dovrebbe creare gravi difficoltà.
È caduta tanta acqua, precipitata giù forte, un temporale violento che in poco tempo ha sommerso Roma. Siamo abituati a chiamarli “fenomeni estremi”, per i quali non siamo ancora attrezzati evidentemente, ci si affida alla loro episodicità e alla considerazione che di fronte ad un avvenimento del genere che può fare il sindaco o che possiamo fare noi?
Insomma vengono ritenuti nubifragi occasionali che nulla cambiano della nostra idea di
Roma isola felice in mezzo al mondo in tempesta.
C’è troppa indulgenza e autocommiserazione in tutto ciò, tanto da ritenere le conseguenze di nubifragio come un qualcosa di inevitabile, contro cui nulla si può fare. In realtà ci sbagliamo perché – non per fare il grillo parlante – questi fenomeni sono diventati comuni e si ripetono regolarmente durante tutto l’anno, provocando sempre i medesimi inconvenienti e disagi. Da quanto tempo è che viviamo con le “bombe d’acqua”? Vent’anni?
Non basta dire che è colpa del cambiamento climatico, come non basta annunciare per
ogni dove di aver pulito le caditoie e i tombini lungo le strade, sempre che venga fatto.
Questa amministrazione cittadina non si è rivelata particolarmente migliore delle altre, un
giudizio che vuole essere generoso, dati i risultati sinora ottenuti. Una valutazione che non
potrà facilmente cambiare, anche se Pd e Movimento 5 Stelle decidessero di governare
insieme, anche se la sindaca Virginia Raggi allungasse una mano verso quelli che in passato considerava nel peggiore dei modi possibili, intendo dire i democratici in Campidoglio.
C’è bisogno di un cambio di passo e di una maggiore consapevolezza ambientale, avere una
città pulita o una attenzione al “decoro” come ci esprime oggi, significa saper prevenire e
portare avanti dei piani di intervento.
Quindi non solo una maggiore pulizia della città ma anche una verifica dello stato della fognature, della messa in protezione delle zone alluvionabili, di una sistema di intervento e allerta più puntuale, del risolvere i continui inondamenti della metropolitana, di un piano di sviluppo sostenibile che permetta di non trasformare una dei prossimi nubifragi che ci aspettano in una odissea.