Quelle bici gialle parcheggiate dove capita
Se vi è capitato di vedere delle bici gialle parcheggiate un po’ alla rinfusa sui marciapiedi del Centro, non preoccupatevi. Dopo il prevedibile fallimento del sistema di Bike-sharing ai tempi del sindaco Walter Veltroni, che aveva copiato in piccolo il Velib parigino, da qualche settimana è partito OBike, un sistema a “flusso libero” con 1.200 biciclette disseminate, per ora, tra il Primo e il Secondo Municipio.
“A flusso libero” significa che le bici non vanno lasciate nelle rastrelliere, ma in giro, assicurate con un antifurto collegate da una app che si scarica sul telefono. Certo, siamo a Roma, che non ha mai smesso di essere la capitale dei “Ladri di biciclette” (ieri un’amica scriveva su Facebook che le hanno appena sottratto l’undicesima bici, e mi impressiona soprattutto la sua caparbietà a continuare a pedalare), dunque ci vuole un certo coraggio per tentare questo tipo di investimento. Che però mi sembra, al momento, un po’ rischioso.
Mi spiego. OBike è anche a Parigi (e in un’altra quarantina di città in giro pel mondo), ma si somma a un servizio già piuttosto efficiente, appunto Velib, usato quotidianamente da migliaia e migliaia di persone non per turismo, ma per spostamenti cittadini regolari. E Velib è sostenuto da un’organizzazione logistica che quando serve sposta le bici da una parte all’altra della città, per consentire agli utenti di muoversi liberamente e di trovare le bici dove servono di più.
Ma soprattutto, Parigi (come Barcellona e altre città europee che hanno puntato sulla bici) hanno chilometri e chilometri di piste ciclabili. Mentre a Roma i percorsi protetti per le bici restano pochini e anche il Grab, il Grande Raccordo delle Bici, finanziato dal ministero dei Trasporti, è da tempo al centro di polemiche per la sua realizzazione.
Puntare sul Centro di Roma, come ha fatto OBike, ha senso magari per qualche turista già abituato al magico mondo delle app, ma è difficile che diventi un fenomeno maggiore, cosa che invece vale per i servizi di auto-sharing (e anche per il moto-sharing). Invece, pedalare su e giù per i colli di Roma, sui sampietrini e tra le auto, non è così agevole.
E poi, se lasciare auto e moto parcheggiate in strada ha certo un senso, abbandonare le bici sui marciapiedi, che in teoria sarebbero destinate ai pedoni (comprese le persone con problemi di mobilità, carrozzine e passeggini, persone anziane) non pare un gran servizio civico.
Aggiungo che non è stata fatta alcuna pubblicità alle modalità di utilizzo. Alcune bici hanno un riquadro da riprendere col cellulare ma poi??? informazioni zero…..
Condivido: occorrono molte più piste ciclabili a Roma oltre ad un cambio di cultura. Ma non capisco perché accanirsi contro un sistema a flusso libero visto che non impedisce che (solo auspicabilmente) si realizzino dei sistemi con postazioni fisse come a Milano e Parigi.
Bisognerebbe regolamentare le modalità di parcheggio. Vengono abbandonate dappertutto finanche davanti agli androni dei palazzi e nei passaggi per disabili. SI SA GLI ITALIANI SONO INCIVILI MA I ROMANI SONO I PORTABANDIERA!