Vedi il Pantheon quant’è bello. E paga 2 euro

Se ne parlava da un po’, ma alla fine la notizia è arrivata oggi: per entrare al Pantheon, uno degli edifici d’età classica della Capitale meglio conservati, si pagheranno 2 euro, dal maggio del 2018.

Non è certamente una cifra proibitiva, in fondo. Costa quanto l’iscrizione alle primarie del Pd. Ma moltiplicata per gli oltre sette milioni e mezzo di persone che nel 2016 lo hanno visitato, fa un bel gruzzoletto.

“Il biglietto servirà al ministero per far fronte a una migliore valorizzazione e tutela del monumento, alle spese di manutenzione e a garantire una maggiore sicurezza durante le visite”, dice la nota diffusa dal ministero dei Beni Culturali, suscitando qualche dubbio. D’accordo la manutenzione, d’accordo la tutela e passi la valorizzazione (tutti sanno cos’è il Pantheon, il monumento più visitato d’Italia, che nella forma attuale risale al 120 dopo Cristo circa). Ma la sicurezza? Che vuol dire, che ci ritroveremo le guardie giurate a controllare? O magari i metal detector?

Se volete evitare di pagare, però, il mezzo ci sarebbe: basta dire che andate a pregare. Perché, come si legge nella  stessa note, “continuerà a essere libero l’accesso per l’esercizio del culto e delle attività religiose”. Come spesso succede a Roma, infatti (un chiaro esempio è il Colosseo), il monumento è anche luogo di culto. Dal VII secolo, infatti, ospita la Basilica ad Martyres (anche se è più nota come Rotonda). Per questo, la decisione è passata attraverso la modifica della Convenzione tra Stato e Chiesa che regola l’accesso dei turisti.

Dopo la Bocca della Verità, che da fine 2016 si fotografa al prezzo di due euro (e senza contare il Colosseo, appunto) ora un altro luogo religioso di Roma sceglie di monetarizzare il flusso dei visitatori. Succede, e succederà probabilmente sempre più spesso, dato lo stato delle finanze pubbliche. È giusto, è sbagliato? Difficile dirlo. In fondo la cifra è modesta, e i turisti metteranno mano al borsellino senza problemi (magari con un po’ di disagi per l’inevitabile fila, che spingerà più d’uno a rinunciare). L’argomento ovviamente si presta a commenti ed editoriali.

E scommettiamo però che tra un tempo relativamente breve, qualche giornale o trasmissione tv, farà un servizio su come sono stati spesi i soldi del biglietto. A suo tempo, nel settembre scorso il cardinale Agostino Vallini, il vicario di Roma, aveva già detto che al Vicariato non sarebbe andato un soldo, smentendo l’ipotesi di una spartizione degli incassi.

 

[La foto, di Marc Biarnès, è stata diffusa su Flickr con licenza Creative Commons il 20 agosto 2013]

 

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