Per fortuna che c’è Acea

Se Atac e Ama continuano a dare dispiaceri ai romani e preoccupazioni al Campidoglio, c’è invece una società controllata al 51% dal Comune che va a gonfie vele e che oggi ha toccato in borsa i massimi dal 2007, dopo aver annunciato ieri che investirà 3 miliardi di euro soprattutto per rifare o migliorare le sue infrastrutture.

Parliamo di Acea, la multiutility che dal maggio scorso è guidata dal presidente Luca Lanzalone, un avvocato genovese esperto del settore pubblico che inizialmente era arrivato a Roma per occuparsi del nuovo stadio, dopo aver collaborato con l’amministrazione M5s di Livorno; e dall’amministratore delegato Stefano Donnarumma, un ingegnere ex dirigente Acea che per qualche anno ha lavorato nell’omologa azienda milanese, la A2A.

Martedì scorso Acea è andata alla borsa di Milano per presentare il nuovo piano industriale, che coprirà il quinquennio. Dopo anni di digitalizzazione, Acea cambia passo e decide di investire pesantemente in impianti, soprattutto nel settore idrico (per 1,6 miliardi) ed elettrico (1,1 miliardi), con 400 milioni di innovazione tecnologica e risparmi previsti per 300 milioni.

C’è da rifare la rete dell’acqua, che già quest’estate è stata rattoppata – secondo Donnarumma le perdite sarebbero scese già forse al 35% dal 50% di qualche mese fa – e quella dell’elettricità a bassa tensione. Poi bisogna posare la rete a fibra ottica e mettere i nuovi contatori.

Ma c’è anche l’obiettivo di progettare (almeno progettare) il raddoppio dell’acquedotto del Peschiera, e soprattutto quello di costruire nuovi impianti di compostaggio per aumentare del 70% la quantità di rifiuti organici trattati da Roma.
Considerato quanto l’umido pesa sui rifiuti, sarebbe una vera svolta.

Infine, Acea si vuole buttare in un mercato in crescita, quello del gas, che servirà anche a tamponare l’uscita dell’Italia dal carbone (fissata al 2025). L’obiettivo è di distribuire gas in Italia Centrale, dove oggi arriva con l’acqua.

Nonostante le polemiche scoppiate prima che Virginia Raggi diventasse sindaca proprio sulla gestione di Acea, e la performance non proprio brillante delle varie società del Campidoglio, il mercato ha deciso di credere ad Acea. Che comunque è il primo operatore idrico italiano e il secondo come dimensioni del business nel campo elettrico. I rating oggi sono stati confermati o addirittura migliorati.

C’entra anche che Acea è quotata in borsa (a parte il Campidoglio, gli azionisti principali sono la francese Suez col 23% circa e il gruppo Caltagirone col 5%), e che la società vuole distribuire dividendi per 700 milioni in cinque anni, cioè più di 100 milioni l’anno.

Ma conta parecchio anche che Acea operi soprattutto in un mercato regolato, quello dell’acqua, dove tutto sommato rischia relativamente.

Ovviamente, l’euforia non ha contagiato per il momento gli utenti alle prese con i soliti problemi d’inefficienza sulle bollette e altro. Per il momento il documento della “nuova”Acea parla di Customer Journey” (viaggio del cliente) e dice che si punta a un “performance improvement”, insomma a un miglioramento. Vedremo.

E non festeggiano neanche i movimenti per l’acqua pubblica, che pure avevano puntato sul M5s, che aveva sostenuto all’epoca il referendum vittorioso. Ma la strategia degli investimenti in infrastrutture, in realtà, dovrebbe far felice chi si preoccupa dello spreco delle risorse e critica la scelta di fare solo profitti, come è stato negli ultimi anni.

[La foto, di Bruno – “L’acqua non si privatizza, punto!” – è stata pubblicata con licenza creative commons su Flickr nel 2009]

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