Roma, eppure ti amiamo

A guardarla così nemmeno te  lo ricordi, quasi, quanto è stata bella. In quanti ci sono andati e in quanti l’hanno amata.
A guardarla oggi sonnecchiante, sporca e lenta quasi svanisce l’idea della magnificenza che l’ha resa suo malgrado sogno proibito di quanti l’hanno stuprata.
Quasi svaniscono i motivi che l’hanno incoronata in un colpo solo: Città Eterna e Capitale d’Italia. Roma, Capitale che sembra sempre meno Capitale, perde pezzi e fascino. Ma ve la sareste mai immaginata la redazione di una delle piattaforme più viste dagli italiani, com’è Sky, preferire la sede milanese a quella romana? Appelli, tutele per i lavoratori e distanza fisica dai palazzi delle istituzioni non sono bastati a perorare la causa capitolina.
Poi ci sono però tante altre aziende in fuga e il crollo verticale del Pil. Gli eventi persi, le ambizioni sportive frustrate delle Olimpiadi.
Capitale sempre meno Capitale, anche della quotidianità quando la sua immagine arriva in Italia e nel mondo sotto forma di istantanee di cassonetti stracolmi, di topi, di sporcizia, di prati secchi, di spiagge senza servizi, emergenza idrica, di baracche e incendi nelle pinete.
Sotto forma di bottigliette d’acqua lanciate agli autobus dei turisti a pochi metri del Colosseo, di parcheggiatori abusivi vicino allo stadio Olimpico e dagli ospedali. Sotto forma di acqua che allaga la città ad ogni pioggia più abbondante, di pendolari lasciati sui binari, di borseggi violenti e sfacciati.

Sembri combattere con la quotidianità come una cittadina qualunque di provincia. Eppure, a guardarti bene, tra i sospiri degli innamorati a Ponte Milvio, tra i baci degli amanti al Pincio, fra i turisti estasiati sulla scalinata di Trinità dei Monti, davanti alle luci giallo ocra di Castel Sant’Angelo o tra un desiderio e l’altro a Fontana di Trevi solo una cosa verrebbe da chiederti: come fanno a non amarti follemente? Come fanno a non avere l’ambizione e l’orgoglio di corteggiarti come il migliore degli amanti? Come fanno a non accarezzarti, piano, per paura di farti male?

A te così preziosa, generosa e bella che sembri destinata – proprio come tutte le donne troppo belle – ad essere guardata più che amata. Viene da supplicarti: perdono! E poco conta capire chi e cosa ti abbia ridotta così, se la brama di potere, se la corruzione, se le incapacità, se quell’inspiegabile senso di onnipotenza misto ad eccitazione che si respira tra affreschi e cupole dei tuoi affacci.
Poco conta se qualcosa, anche nei racconti, ti si sarebbe potuto risparmiare. Anche solo per farti sognare, ancora un po’, da chi non ti aveva ancora amata.

La sensazione oggi, cara Roma, è che ne hai viste troppe e che la storia, da sola, non basterà a salvarti.

 

[La foto, pubblicata sul sito Flickr.com nel 2007 con licenza creative commons, è di Federica Marchi]

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