Buoni pensieri, vi prego, su Virginia Raggi
Ogni giorno, al mattino, mi propongo di fare dei buoni pensieri sull’amministrazione Raggi. Ci provo, con volontà e coraggio. Accompagno questo mio impegno con le parole di Papa Francesco, per il quale bisogna pregare per i nostri governanti, anche se non appartengono al nostro partito politico, anche se non li abbiamo votati.
Difficile, eh? Pur accompagnato da tali consigli e animato da buone intenzioni, ammetto di essere in difficoltà ma non demordo. Com’è che si dice? La speranza è l’ultima a morire, però un aiuto per sostenere questi propositi positivi lo vorrei, e invece no. Le cronache quotidiane dal Campidoglio inesorabilmente scoraggiano.
L’ultimo episodio sono le parole della sindaca il giorno dopo la violenza sessuale a Villa Borghese. La Raggi chiede: “Il governo intervenga subito anche con leggi speciali. Qui a Roma stiamo potenziando il nostro sistema di videosorveglianza con più telecamere: sono un deterrente. Servono più forze dell’ordine per presidiare capillarmente il territorio e in particolare le periferie”.
Proviamo a mettere da parte la richiesta di “leggi speciali” che oltre a rimandare – involontariamente? – al fascismo, si appellano per trovare una soluzione ad un ente superiore, chiedendo un procedimento impraticabile in tempi brevi, qualora lo si volesse percorrere. Sappiamo che scaricare le responsabilità all’odiato Pd che governa è un classico a cui non rinuncia mai la Raggi. Purtroppo da questo schema non esce.
Insomma “le leggi speciali” sono una non soluzione, inoltre si pensa davvero che la strada per raggiungere maggior sicurezza debba essere principalmente di tipo repressivo? Di aumento dei sistemi di controllo video? Oppure con più di agenti? Non basta la militarizzazione della nostra città per prevenire attacchi terroristici? Certo, il politico di turno, mai come oggi – di fronte ad una popolazione incerta e insicura sotto il profilo psicologico e culturale – ricorre con facilità alle “maniere forti”.
A questo punto potreste dire che mi sono concentrato sulla prima parte della dichiarazione della Raggi, dimenticando la seconda, ben più importante, dove si parla di quanto sta realizzando l’amministrazione 5 Stelle per la città: le telecamere come deterrente.
In effetti, inizialmente, avevo sottovalutato l’importanza di tali mezzi dissuasivi. Sarà perché non apprezzo particolarmente questa moltiplicazione delle telecamere per le vie delle nostre città che danno la sensazione di essere sempre sotto il controllo di un occhio invisibile. Non è piacevole. Mi è quindi venuto il dubbio – pur con quelli che sono i miei pregiudizi – che queste telecamere fossero l’occasione concessami per sostenere un pensiero positivo sulla Raggi.
Purtroppo mi sono dovuto ricredere pure questa volta.
Leggo infatti di una polemica politica tra il Comune e la Regione. Il governatore del Lazio Zingaretti afferma in una conferenza stampa di aver messo a disposizione con un bando 1,9 milioni di euro per interventi quali per esempio collocare telecamere, solo che il Campidoglio non ha partecipato.
Gatta, assessora ai lavori pubblici del Campidoglio, smentisce. In una nota scrive che il Comune ha partecipato con un bando del Dipartimento Infrastrutture, anche se i soldi erano pochi (in totale 300.000 euro, con uno stanziamento massimo per ogni singolo progetto di 50.000 euro).
Il Fatto Quotidiano si è preso la briga di andare a verificare. La pec risulta spedita il giorno 19 settembre, alle ore 16 e 36, quindi un’ora dopo la conclusione della conferenza stampa di Zingaretti.
Che dire? Mi sono cascate le braccia.
Domani ci riprovo a fare buoni pensieri su Raggi & Company.