Da caserme a case. Il passo è rivoluzionario
Nell’ultima campagna elettorale per il Campidoglio abbiamo sentito quasi tutte le forze politiche in campo, a parte forse quella che poi ha vinto, annunciare piani per la riqualificazione di tutte le caserme ormai dismesse in città. Aldilà delle divisioni ideologiche, quel tipo di risorse urbanistiche potrebbero costituire davvero il punto di partenza per una nuova edilizia popolare se non il bacino strategico su cui elaborare la sperimentazione di officine culturali all’avanguardia, senza lo spargimento di altro inutile cemento.
Più che l’oggetto delle fantasie erotiche dei migliori studi d’architettura del mondo però, quelle vecchie strutture militari sono da anni ormai solo l’oggetto passivo di un fantomatico protocollo d’intesa tra Ministero della Difesa, Roma Capitale e Demanio che non riesce mai a decollare e giacciono spesso in condizioni di degrado e abbandono in punti assolutamente strategici della nostra città.
Solo tra il 1877 e il 1891 fu realizzato, lungo le principali vie consolari romane, il famigerato Campo Trincerato. Un sistema difensivo costituito da 15 forti del tipo “prussiano” e quattro batterie a supporto che avrebbe dovuto rappresentare una cinta strategica organica e insuperabile. Oltre a essere del tutto scollegate tra loro, ormai quelle caserme sono totalmente avulse anche dal tessuto cittadino della capitale.
Fra tutti quegli ex avamposti militari, il Forte Trionfale non è solo uno di quelli che si conserva meglio, ma anche il modello architettonico che potrebbe offrire alla comunità una gamma di risorse multiformi e irripetibili.
Oltre agli ottomila metri quadri, il vecchio Hangar per dirigibili della Caserma Ulivelli mette a disposizione delle strutture pronte che si presterebbero non solo ad una riconversione ordinaria in uffici o studentati (come aveva proposto Berdini), ma in opere imponenti che potrebbero cambiare in meglio la vita del quartiere.
Negli ultimi mesi il destino di questa vecchia area militare è spesso tornato alla ribalta nel dibattito politico di zona visto che è stato proposto ripetutamente da maggioranza e opposizioni l’idea di trasferire negli edifici interni della caserma almeno gli uffici direttivi del quattordicesimo municipio. La soluzione ha trovato sempre ampi consensi anche perché attualmente la sede principale della giunta e del minisindaco Campagna risulta essere ancora in affitto nell’edificio di un privato.
La maggioranza cinque stelle di via Battistini non potrà avere la responsabilità diretta sullo sorti di un bene pubblico su cui poi dovranno accordarsi Ministero della Difesa, Demanio e Roma capitale, ma ha aperto un processo partecipativo alle associazioni e ai privati per raccogliere proposte e suggerimenti su come la cittadinanza preferisca poi veder destinata quell’area.
La soluzione non sarà facile, perché oltre ad essere sotto tutela dei beni culturali, alcune strutture del Forte Trionfale si trovano a contatto di punti di inestimabile valore artistico della città come Monte Gaudio (il primo punto da dove i pellegrini potevano avere una vista da lontano di Roma) e la basilica di S. Agata.
Dal punto di vista ambientale poi la caserma si trova in un punto di snodo cruciale tra i corridoi biologici che collegano Parco del Pineto e l’Insugherata e tutti gli animali selvatici che ancora popolano insospettabilmente quel quadrante.
Il 15 e il 22 marzo sarà curioso vedere in che misura la cittadinanza partecipi agli uffici dell’Urban Center per far presente quale siano le priorità da tenere in considerazione in questo intervento pubblico che si preannuncia mastodontico, ma che dovrà comunque tenere presente la vocazione verde del quartiere e il deserto culturale in cui è sprofondato Monte Mario, da anni senza un solo cinema o un teatro.
[Foto per gentile concessione di Lucio Colavero]