Contro la caduta simbolica del pizzardone
C’era un mio amico che per professione era costretto a passare molte ore sulle strade di Roma. No, non era un tassista. Era rappresentante per una azienda di profumi e deodoranti e altri prodotti del settore. Andando in un auto con lui, appena trovava una fila, una strada bloccata, un ingorgo insolubile, con certezza matematica pronosticava che a creare quel gran casino c’era sicuramente un vigile urbano. Non saprei dire fino a che punto avesse ragione ma l’impressione che l’agente in mezzo alla strada dava non era certamente quella del risolutore di problemi. Ho ripensato a quella che classificherei più che altro come una battuta, uno dei tanti luoghi comuni che circolano tra i romani, che tuttavia deve avere un fondo di verità.
Un ragionamento che ho messo in fila passando con il mio motoscooter davanti ad un vigile urbano ieri sera, mercoledì 8 marzo 2017, che solitario cercava da solo in mezzo alla strada di dare un senso alla marea di auto provenienti da ogni direzione. Traffico memorabile quello di ieri a causa dello sciopero. Lui stava lì e provava a sostituire razionalmente il semaforo lasciando passare l’uno e stoppando gli altri. Sotto il profilo esistenziale, cercando di incrociare il suo sguardo perso, dalla mia bardatura da centauro, (in altre parole, da sotto il casco) ho provato senso di partecipazione verso un lavoro infame. Stare lì in mezzo a sorbirsi gli scarichi tossici non lo augurerei a nessuno. Senza considerare il video finito in rete in questi giorni con gli agenti della municipale con sacchetto di asfalto tra le mani, impegnati a tappare una delle innumerevoli buche sparse in tutto il territorio cittadino, compito che non è il loro. Vogliamo poi aggiungere della scomparsa del pizzardone a piazza Venezia?
Insomma ce n’è abbastanza per dedurne un decadimento della professione, di un caduta simbolica, di una perdita funzionale del ruolo.
Un altro segnale infelice è la vicenda delle 787 assenze nella polizia municipale la notte del Capodanno 2014-15. Nei giorni scorsi il Gip ha disposto l’archiviazione di 16 medici accusati di falso ideologico per aver firmato certificati ai vigili che non si presentarono in servizio, stessa sorte ai tre vigili accusati di istigazione al reato per aver suggerito ai colleghi su Facebook di donare il sangue il mattino del 31 dicembre per avere così diritto a due giorni di riposo. A giudizio restano altri 22 medici e 16 vigili, questi ultimi per non aver risposto alla reperibilità. L’unico caso già giudicato è stato assolto. Non è visibile, non si dice chiaramente, rimane sullo sfondo, però non si può negare di trovarci di fronte ad un corpo che vive un malessere. Gli stessi cittadini a faticano a riconoscere l’importanza dei compiti dei vigili urbani e questo è un peccato.
Lo scorso 6 marzo Diego Porta, comandante della Polizia locale capitolina, è stato ascoltato dalla commissione trasparenza di Roma, ed ha annunciato il provvedimento per l’accorpamento dei Gruppi, con l’obiettivo di allineare i comandi territoriali ai municipi, eliminando i doppioni in I, II, V, e VII. Insomma si profila all’orizzonte una riorganizzazione che dovrebbe avvicinare maggiormente ai cittadini i vigili. Bisognerà vedere poi concretamente cosa accadrà, perché la loro presenza nelle strade della nostra città è fondamentale, bisogna però chiedersi in che modo possano assolvere al meglio i loro compiti oggi e al tempo stesso con quali mezzi.