Volantini, ecco le regole di carta straccia

Quando passeggio a Roma, sui marciapiedi riconosco sempre una fonte di sporcizia che si distingue dal resto: i volantini pubblicitari. Personalmente li ho sempre disprezzati, ma il problema va ben oltre i miei gusti personali. Produrre pubblicità cartacea è di per sé una pratica che merita di essere biasimata, perché indubitabilmente esistono molti altri mezzi per comunicare in modo efficace e a prezzi competitivi. Ai commercianti romani però questo strumento sembra piacere in modo straordinario: in particolare – da quel che vedo – ne sembrano dipendenti le palestre e i “compro oro”.

E’ chiaro che una coscienza collettiva ambientalista non si improvvisa, e in ogni caso chi volesse stampare volantini sarà sempre – e per fortuna – libero di farlo. A patto però di rispettare le norme che regolano questa fastidiosissima condotta. A Roma questo problema è stato affrontato, e formalmente risolto, da una ordinanza emanata nel 2007 dal sindaco Gianni Alemanno (Ha fatto anche cose buone, direbbe qualche simpaticone!), nella quale si prevedono onerosi balzelli per la stampa dei volantini e stringenti regole per la loro distribuzione e smaltimento.  Tuttavia né lo stesso Alemanno né chi gli è succeduto ha fatto nulla perché la regola fosse applicata, e i marciapiedi, i parabrezza delle vetture in sosta e le cassette della posta condominiale (magari fossero solo quelle) sono rimasti alla mercé dei dispensatori di questo pattume abusivo che sfugge a qualsiasi controllo.

La Raggi è impegnata con gli interrogatori e le polizze assicurative, altrimenti le si potrebbe suggerire di dedicarsi all’argomento: le sanzioni amministrative previste, infatti, sono salatissime e attivarsi per comminarle ai responsabili frutterebbe entrate significative per le dissestate casse comunali. Potrebbe parlarne a Beppe, magari è d’accordo.

 

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