Non chiudete il mercato al Circo Massimo

Qualcuno l’ha definito il mercato dei bobos romani (bourgeois bohemian, cioè borghesi attenti però ai consumi bio, all’ecologia e a certi valori sociali ). Ma quello di San Teodoro, gestito da Coldiretti e aperto solo il sabato e la domenica, è un mercato frequentato un po’ da tutti, in centro, e anche dai turisti.
Perché è aperto fino al pomeriggio, ci si trovano frutta e verdura di stagione venduti direttamente da produttori laziali a prezzi praticamente calmierati, si può fare comodamente la spesa per tutta la settimana e anche restare a mangiare nel cortile coi bambini, volendo.

Il Farmers’ Market rischia però di chiudere a fine mese, perché il Comune vuole ora assegnarla attraverso un bando, cioè una gara pubblica.
Ma non è ancora chiaro quando poi il Campidoglio riaprirebbe effettivamente quello spazio, l’antico mercato ebraico del pesce che era diventato poi un pezzo dell’autoparco comunale, per finire abbandonato.

Quell’esperienza però meriterebbe di continuare, perché è grazie a Coldiretti che lo spazio vicino al Circo Massimo è stato riscoperto e valorizzato, anche a beneficio dei consumatori.
O almeno il Comune potrebbe mantenerla aperta nella gestione attuale almeno fino all’annuncio del vincitore del bando. Bando che dovrebbe conservare le caratteristiche del mercato, a prescindere da chi lo gestisca.

La nascita del mercato contadino più famoso della Capitale (dove Coldiretti ne gestisce altri cinque) risale al 2009 quando la giunta di Gianni Alemanno, ex ministro delle Politiche Agricole del governo di centrodestra, assegnò lo spazio direttamente alla Fondazione Campagna Amica di Coldiretti (il più grande sindacato agricolo italiano, che dopo la scomparsa della Democrazia Cristiana mantiene relazioni un po’ con tutto lo spettro politico italiano, pur essendo forse più vicino al centrosinistra).

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Poi l’assegnazione fu confermata di nuovo, fino al 2016. Da allora, il mercato resta aperto in proroga.

Per il mercato finora Coldiretti non ha pagato canone, in ragione dell’utilizzo di interesse pubblico, dato che San Teodoro è anche uno spazio che ospita eventi culturali ed enogastronomici, iniziative di solidarietà. associazioni.  Ma il sindacato avrebbe speso in questi anni “centinaia di migliaia di euro” per mantenere e sistemare la struttura (anche se in un comunicato di alcuni giorni fa l’assessore comunale al Commercio Adriano Meloni spiegava che c’è “l’esigenza inderogabile di effettuare alcuni interventi di adeguamento e riqualificazione della struttura, senza spiegare nel dettaglio”).
I produttori ospitati (che sono aderenti di Coldiretti e devono rispettare alcuni standard di qualità e di prezzo), per parte loro, pagherebbero in media 10.000 euro l’anno.
Non si hanno invece stime sui guadagni.

Negli anni, il mercato ha acquisito consensi, ma anche nemici. È chiaro che non piace ai mercati rionali, perché fa loro concorrenza in una bella cornice. Negli anni passati, alcuni fruttaroli hanno denunciato sui media che dei produttori Coldiretti si rifornivano presso di loro per far fronte alla domanda crescente dei clienti, ma la vicenda non ha poi avuto seguito.

Il 27 gennaio, un po’ a sorpresa, il Campidoglio ha annunciato, con un comunicato, l’intenzione di chiudere il mercato quattro giorni dopo, il 31 (anche se era da mesi che la questione era al centro di una trattativa).

Dopo le proteste della Coldiretti però la scadenza è stata spostata a fine febbraio, anche se non ci sono comunicazioni ufficiali.

L’assessore Meloni ha assicurato che in attesa della riapertura, “entro l’estate”, saranno dati “spazi alternativi” tutti in centro (che però sono all’esterno, al contrario di quanto vorrebbe Coldiretti): Piazza Albania, via di Santa Prisca, via Salvator Rosa.
La giunta M5s di Roma, ha garantito Meloni, promuove sia i mercati rionali che i farmers’ market, anche come luoghi d’incontro con i cittadini, in continuità con le amministrazioni precedenti (già la Giunta Alemanno nel 2012 aveva approvato la nascita della rete dei mercati contadini diffondendo anche delle linee guida).

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Il problema, ovviamente, a Roma è sempre quello della burocrazia e dell’incuria. Quindi il rischio è che di fronte alla chiusura certa di uno spazio apprezzato dalla cittadinanza, indicare la riapertura “entro l’estate” senza che neanche che l’avviso pubblico sia stato ultimato è per lo meno rischioso.

Del resto, nonostante i dati nazionali sulla vendita diretta dai produttori ai consumatori vedano l’Italia al primo posto al mondo, e le vendite dei mercati di Coldiretti siano aumentate del 55% in cinque anni, la situazione dei mercati contadini a Roma è abbastanza disgraziata. Il Farmers’ Market di Corviale è stato chiuso per irregolarità nel 2015, quello di Garbatella (aperto solo nel 2013) a fine 2016, mentre la Città dell’Altra Economia, col suo mercato bio, praticamente vegeta in attesa di un rilancio, e la speranza è che alla fine la speculazione non vinca e lo spazio non si trasformi in un enorme centro commerciale.

[Le foto sono tratte dal sito web Campagna Amica di Coldiretti]