Virginia salvata dalle elezioni anticipate?
L’avviso di garanzia arrivato a Virginia Raggi era talmente annunciato che non farebbe praticamente quasi notizia, se non fosse che la sindaca è l’esponente di un movimento che ha fatto della lotta per la “onestà” e contro i “politici corrotti” il suo baluardo.
Ma non è questo certo un motivo per festeggiare, o per concludere che i partiti sono tutti uguali e non c’è speranza. Invece, considerato anche che l’abuso d’ufficio è il più classico dei reati di cui vengono accusati gli amministratori locali (anche se c’è la seconda accusa per falso), occorre attendere i risultati dell’inchiesta e, nel caso, del processo.
Certo, la popolarità della sindaca e della giunta, già bassa, non ne risentirà in positivo. Ma l’impatto delle elezioni anticipate, dopo la decisione della Corte Costituzionale che di fatto rende possibile subito il voto per il Parlamento (si parla da tempo di elezioni a giugno) potrebbe spingere Raggi a cercare di portare a casa qualche risultato.
Se non altro perché è Roma il tallone d’achille del M5s, come hanno indicato tempo fa alcuni sondaggi.
Venuto meno il ballottaggio previsto dall’Italicum, che secondo tutti i sondaggi avrebbe dato la vittoria al M5s, i grillini ora dovranno gareggiare con le altre forze politiche, e non solo con il Pd, per ottenere più seggi possibili in Parlamento. Se diventasse la prima forza politica, in un sistema che sembra destinato a essere proporzionale, potrebbe tentare al massimo di dare vita a un governo di minoranza.
Per questo, anche i voti di Roma adesso contano, e tanto. Dunque il M5s non può permettersi di far dimettere Raggi (a meno che la vicenda giudiziaria si complichi), ma deve fare in modo che il Campidoglio faccia il massimo per recuperare consensi in pochi mesi, anche a costo di “commissariare” la sindaca.