Roma porno e con la candida

Ormai gli anni in cui andavamo all’università cominciano ad essere davvero lontani. Talmente remoti che a quei tempi è anche possibile che, a parte Vanzina, nessuno avesse ancora mai pensato a fare una sola battuta sulle divisioni tra Roma Nord e Roma Sud.

Da un punto di vista cinematografico basso e ventrale semmai, già da allora ci sembravano molto più sceneggiabili e avvincenti le poche affinità e le molte divergenze tra tutti gli studenti romani e quelli fuori sede, dentro alla Sapienza.

A volte, tra gli uni e gli altri, le scelte sessuali, i modi di stordirsi o discutere di calcio potevano essere del tutto inconciliabili.

Prima o poi però, davanti all’ultima birra, tutti i maschi hanno ammesso di conoscere o aver vissuto in prima persona qualche disavventura al famigerato Club Privè sulla Cassia di Jessica Rizzo, come anche nei pressi dell’incredibile Sexy Shop Cobra vicino a Ottaviano o fuori dalle feste di casa Sgarbi.

Candore, il nuovo romanzo di Mario Desiati non parte esattamente dai quei luoghi, ma ambienta – e altera – gli stati d’animo solitari e voyeuristici del suo protagonista nei più equivoci ed emblematici scenari a luci rosse della nostra città.

Obiettivamente dopo il successo della serie di Cinquanta sfumature di grigio, in ambito letterario è difficile superare a destra un racconto su certe pratiche erotiche senza finire dentro un camion della monnezza.

Se con il film Shame, Steve McQueen è riuscito a togliere ogni colore dagli incontri senza amore di Fassbender e già nel 2008 Chuck Palahniuk con Gang Bang era entrato con il suo proverbiale cinismo nei set porno di Los Angeles, l’autore de Il Paese delle spose infelici trova qui un suo personale equilibrio tra sogno, ossessione e abbruttimento genitale dentro al Raccordo anulare.

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Manifesto pubblicitario della Lavazza a Berlino, nel novembre 2008. La foto, diffusa con licenza Creative Commons, è di Tod Mecklem

Martino Bux sembra tramortito dalla bellezza di Cybill Lynne Shepherd, o più che altro dalla indimenticabile scena di Taxi Driver in cui De Niro la porta ad un cinema porno. Da allora idealizza e sublima il suo amore per le forme estetiche dell’eros vietato ai minori in un percorso contraddittorio, asociale e forse totalmente utopistico.

Flaiano scriveva che la capitale non è né carne né pesce, ma il più seducente pasticcio del mondo. Soprattutto le manca la solidarietà del Nord e la irresponsabilità del Sud, ma il resto c’è tutto.
Desiati, o almeno il suo protagonista, ha un complesso di inferiorità molto maggiore rispetto alle rovine di Roma. Subisce l’attrazione della voracità dei più squallidi avventori dei locali scambisti, ma non riesce a mischiarsi del tutto nella febbre di certe pratiche.
A volte Bux si confonde troppo nell’idealizzazione di un’estetica porno pura che ha troppe contraddizioni e che sinceramente non riusciamo a seguire fino in fondo, specie quando ci accompagna in  discoteche simili a caverne dove ancora non hanno inventato il fuoco (come scrive nel libro).
In alcuni frangenti però Desiati riesce a toccare momenti di altissima letteratura. Quando descrive l’umanità persa dentro gli autobus notturni, sembra davvero che parli dei corpi estranei di un’infezione che si trasmette negli intestini più profondi di questa città senza mai riuscire ad ucciderla.

Il momento della sala da ballo per le badanti straniere che sono costrette a portarsi dietro i loro anziani picchiatelli è impareggiabile. Un pò meno il finale, o la scena in cui il nostro porta la sua porno star preferita in un negozio di abiti nuziali.
Il tutto però rientra nella scelta di Desiati di descrivere il porno da un punto di vista straniante e con ci non ci si può immedesimare quasi.

Roma ne esce comunque ancora sconfitta e sprofondata in una sporcizia che difficilmente ci farà mettere le mani in un pacchetto di patatine che reclamizza Rocco Siffredi.

candore

[La foto del titolo ritrae l’Ambasciatori Sexy Movie storico cinema a luci rosse della Capitale]