La mia scuola è meglio della tua

Sui social in questi ultimi giorni, almeno tra gli utenti romani, va alla grande il confronto tra le scuole medie superiori e la loro posizione in classifica, un po’ per scherzo (magari per prendere in giro gli amici che hanno frequentato un istituto meno “buono”) un po’ sul serio, talvolta anche troppo. Perché se è vero che è utile avere più informazioni possibili al momento della scelta scolastica, i  genitori più stressati potrebbero avere trovato il loro nuovo strumento di ansia.

Si chiama Eduscopio, e grazie a esso ho scoperto, per esempio, che il liceo classico che ho frequentato negli anni 80, l’Anco Marzio di Ostia, è il 27esimo su una lista di 55. E che il liceo linguistico in centro dove vorremmo mandare nostra figlia nel 2018 è 14esimo.

Eduscopio esiste da alcuni anni, ma in questa nuova stagione ha avuto particolare attenzione dai media, e dunque è diventato subito un topic sui social (poi un giorno parliamo di quanto i media tradizionali continuino a pesare nell’informazione generale, con buona pace di quelli convinti che su Facebook girino solo bufale).

Oltre a discussioni e confronti, Eduscopio ha anche iniziato a provocare critiche, naturalmente. La più nota quella dello scrittore (e insegnante) Marco Lodoli, che ne contesta il presunto carattere di classe: “Non conosco i parametri, ma mi sembra che queste classifiche non facciano sempre bene, spostano l’utenza scolastica sui licei storici dimenticando altre scuole”.

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Giulio Gigante, Liceo Virgilio, 1 maggio 2012

“Oggi i ricchissimi vanno alle scuole inglesi e americane e poi vengono i licei. I ragazzi delle periferie, nei professionali e tecnici, si sentono già iscritti in un ‘quadernuccio minore’. Questo mi fa un po’ rabbia, perché da sempre classico e scientifico erano licei per le classi sociali più elevate, ma prima erano più aperti”, dice ancora Lodoli, che insegna in un professionale a Torre Maura.

Lodoli ammette di non conoscere i “parametri”, e questo, secondo me, smonta già gli argomenti. Eduscopio funziona infatti così: grazie ai dati (anonimi) ricavati dalle carriere universitarie (attraverso la banca dati dell’Anagrafe Nazionale degli Studenti universitari del ministero dell’Istruzione e quella Scuola in Chiaro, sempre del ministero) e dalla Comunicazioni Obbligatorie (Cob) del Ministero del lavoro, si ricostruiscono anche le performance delle scuole medie superiori da cui provengono.

Insomma, l’idea di fondo del progetto è che, in particolare per chi voglia fare l’università, il primo anno (in termini di voti, esami e crediti) è quello più influenzato dalle medie superiori. Dunque il sito serve a “trarre indicazioni”, non a garantire il successo o a fare predizioni.

“Il problema è che la qualità delle scuole è eterogenea, e la cosa è nota. Ma il passaparola avvantaggia solo i ceti culturalmente avvantaggiati. Così invece l’informazione è oggettiva, trasparente e accessibile gratuitamente a tutti”, mi dice un amico che conosce bene la materia e che lavora con questo tipo di dati.

Peraltro, a guardare le classifiche, si smontano pure alcuni miti: il Giulio Cesare non sembra affatto un liceo d’eccellenza; il Kant, liceo di periferia (Casilino) sì.

Lodoli poi  dice che gli studenti del suo professionale non potranno mai competere con quelli del liceo. Certo, ma Eduscopio ammette confronti solo all’interno dello stesso tipo di scuola.

Insomma, non è l’Eduscopio a creare le “scuole di classe”, quasi tutte in centro. Quelle esistono già, da decenni, anche se poi ci sono certamente (e per fortuna) le eccezioni. Casomai, il pregio è quello di far capire meglio quali sono i meccanismi che portano certe scuole a essere considerate “migliori” di altre. Se il problema è che le scuole pubbliche dovrebbero avere parametri di formazione simile (e possibilmente elevati), non è con Eduscopio che si debba protestare, né con il destino cinico e baro.

Poi, ovviamente, questo sistema di valutazione fornisce delle medie, non predice la riuscita delle performance individuali, dice che c’è la probabilità, non la certezza. Mi riconsolo pensando che dal mio liceo di periferia sono uscite, a mia memoria, un sacco di persone che hanno avuto successo professionale (per quanto il successo professionale possa contare nella vita).

E poi, cambieremo idea, per nostra figlia? Non credo, perché la scuola dove vorremmo mandarla è specializzata in francese, ci vanno altri ragazzi, figli di amici, e ci pare complessivamente una buona scelta.

 

[La foto in testata, “Scuola Okkupata”, è di Gabriele Niola, è del 6 luglio 2012 ed è stata pubblicata con licenza Creative Commons]