Sciopero Atac, ci vuole un fisico bestiale
Ci si scherza sopra, del resto per vivere a Roma ci vogliono risorse umane fuori dal comune, sempre che si voglia restare dentro il campo della legalità e della civile convivenza. L’ironia prevale, serve per attutire il colpo, quello prevedibile e ricorrente che tu, in quanto abitante della Capitale, sai che è in arrivo. Per questa ragione lo sciopero dei mezzi pubblici, pur nella dissimulata meraviglia, non sorprende mai.
È una tradizione: quale che sia la Giunta in Campidoglio, ti becchi una bella giornata senza Metro e Autobus. Potremmo definirlo un evento metastorico, che più che spiegare i fatti in sé (le ragioni dei lavoratori), finisce per essere l’emblema di una città, di un modo di vivere, di un destino a cui è difficile sottrarsi.
Essere romani significa dover convivere e superare dialetticamente lo sciopero dei traporti urbani, un evento che ti tempra dentro creando quelle difese necessarie all’attesa alla fermata, come anche l’irrinunciabile tentazione di cambiare mezzo di trasporto, trascinandoti dietro il desiderio mai sopito di poter arrivare a destinazione con facilità.
Ma quando, domani? Da che ora a che ora? Le domande si rincorrono nei luoghi di lavoro, in famiglia, al bar ovunque sia possibile scambiare due battute. Te lo aspetti, perché Atac è un’azienda che ai suoi cittadini non fa mancare nulla. Te lo aspetti. Non sei sorpreso. Lo sai, lo sapevi che sarebbe accaduto.
“Con Virginia finalmente a Roma il vento è cambiato, prima l’Atac scioperava il venerdì, adesso il martedì” scrive qualcuno su Facebook. In effetti si tratta di uno spostamento interessante, sul fine settimana si intravvedeva l’opzione ponte, una scelta strategica, tale da consentire a chiunque fosse in condizione, di organizzare il meritato riposo di fine settimana con un giorno d’anticipo. In realtà, la voce del popolo, coloro che i mezzi pubblici li prendono, assicura che ogni giorno va bene per la composita serie di sigle sindacali. Pare che tuttavia il mercoledì sia quello che riscuote minor successo.
C’è chi invece ragiona di fino e spiega che il martedì e il venerdì sono scelti perché c’è maggior traffico, con l’obiettivo di arrecare il maggior danno possibile agli utenti, in questo modo lo sciopero può dirsi riuscito davvero. Chissà se è vero.
Richiede organizzazione. Muoversi per Roma è prima di ogni altra cosa qualcosa di imprevedibile, quindi devi munirti di un piano particolareggiato che durante il corso della giornata dovrai modificare. Muoversi in questa città richiede un’organizzazione personale, non puoi affidarti ad altri se non a te stesso. Ci vuole ragione e sentimento per confidare nella metro A in un giorno di pioggia. E quando arriva lo sciopero bisogna mettere in campo un mix programmato di accorgimenti, all’interno di un progetto flessibile che prevede il fallimento.
Più che decidere di raggiungere un posto, più che stabilire di prendere un autobus per spostarti dal punto A al punto B, più che tutto questo, uscire di casa e immettersi in strada a Roma corrisponde ad un’operazione letteraria. La formula è nota, si tratta di mettersi alla ricerca – dopo, la notte, poco prima di prender sonno, in fase onirica – del tempo perduto.
Insomma lo sciopero dei mezzi pubblici è un’esperienza indimenticabile, tanto che potrebbe essere venduta nei pacchetti turistici, insieme alla visita al Colosseo e San Pietro. Immagino la botta di adrenalina per uno svedese o un tedesco dopo una giornata intera impegnato a districarsi tra piantine e segnaletiche che illudono, attese indeterminate, e l’erotica ammucchiata sul primo autobus in transito.
Il cittadino romano, durante l’astensione dal lavoro dei dipendenti Atac, che prenda o meno i mezzi pubblici è costretto poi alla fatalità. C’è un dio misterioso dietro gli scioperi dei trasporti romani, un dio capriccioso e silenzioso, che nasconde le ragioni dei lavoratori.
Per quali ragioni hanno indetto una sospensione delle attività? Le prime volte, se ti concedi uno spirito democratico, accogli la notizia con tolleranza e in fondo anche con un pizzico di comprensione. È giusto scioperare, pone un argine allo strapotere e l’arroganza di imprese che hanno in testa solo il profitto. Ti convinci che il gesto di questi lavoratori dà forza alle tue idee e in fondo ti fa sentire buono e comprensivo. Apprendi che la metro è ferma e dentro di te il cuore batte forte, specie se sei di sinistra e in qualche angolo della tua vita passata hai creduto alla rivoluzione.
Però l’entusiasmo presto scema, sia perché il tuo narcisismo sopporta una tantum, sia perché fatichi a ottenere uno straccio di motivazione convincente per sostenere la vertenza sindacale. Vai a leggere che martedì 14 novembre 2016 l’astensione dei dipendenti Atac è dovuto alla negazione del “diritto di validazione tramite referendum, come avvenuto in Cotral e al Comune di Roma” di un accordo del luglio 2015 che “ha stravolto le vite lavorative e sociali”.
Tu che sei all’oscuro di quanto c’è scritto in quell’accordo non sai bene come reagire. Cosa ci sarà dietro? Difficile saperlo. Inoltre ti chiedi perché mai questa consultazione i lavoratori non se l’organizzazione autonomamente. Qualora il referendum avvenisse quali sarebbero le conseguenze per l’amministrazione? E per i cittadini? E per i dipendenti Atac? Mistero assoluto.
Spesso c’è l’ironia per affrontare una simile situazione, ma non è sempre così. C’è una fetta considerevole di questa città che non è più capace di ricorrere al proverbiale sorriso, a quel sarcasmo romano capace di alleggerire i toni. Il disagio di uno sciopero o l’avventura pericolosa di attraversare Roma si trasforma in frustrazione e rabbia, in fatica superiore al dovuto che piega gli spiriti a soluzioni irrazionali e talvolta violente.
Roma è come un corpo, composto dai suoi abitanti, dai suoi alberi, dalle sue chiese e da tutto il resto. Trattarla male significa viverci male. Non avere cura di ogni sua parte finirà per ferire l’insieme. Ci tocca dunque una giornata di passione che non passerà invano, lo voglio sperare. Ma perché questo accada c’è bisogno che almeno qualcuno mi spieghi quali sono le ragioni dello sciopero. Che mi aiuti a capire che non si poteva procedere altrimenti, così la fatica odierna acquisterà senso, almeno credo.
[L’immagine principale, Giornata di sciopero in metro, è stata scattata da Ylbert Durishti il 22 marzo 2013 e diffusa con licenza Creative Commons]