Marchini, così impari a buttarti a destra
Per ricordare una destra romana così debole e inconsistente bisogna farsi a tempi lontani, se mai è avvenuto. Mancano idee (ed è quanto dire!), progetti e uomini: di certo la risposta alle sfortune (più che meritate) del centrosinistra è assolutamente assente. Una opportunità che viene colta, a quanto pare, solo per la resa dei conti interna. Insomma, parliamoci chiaro, quello che resta è il ritratto dello sbando. Una descrizione abbastanza ovvia ma che si rende necessaria a chiarire il contesto di riferimento. Perché se è questa (ed è questa) la destra dalla quale si è fatto scaricare Marchini, allora la sua partita è finita prima di iniziare.
In tempi non sospetti avevamo avvertito il costruttore romano: c’erano tutte le condizioni per costruire intorno a sé l’alternativa per il governo di Roma, ma bisognava stare attentissimi a non farsi carico della marcescente destra romana. Tutti sanno dare buoni consigli, figuriamoci, però quello che è avvenuto è esattamente il contrario, ovvero: non solo Marchini non è riuscito a segnare l’opportuna distanza tra quella compagine e il suo progetto per la città ma addirittura da quegli ipotetici “compagni” di viaggio si è fatto scaricare in malo modo.
Nei giorni scorsi il costruttore romano si era avventurato nella definizione di un campo politico difficile da decifrare. E infine le coordinate “sono a destra di Storace e a sinistra del Pd” si sono manifestate nello scherno della destra e nella indifferenza della sinistra. Peggio, insomma, non si poteva fare.
Considerato tutto questo se ne potrebbe dedurre che per il M5S si siano aperte praterie sconfinate e che la conquista del Campidoglio si sia trasformata in una passeggiata tra le margherite di primavera. E sarebbe stato così se Grillo e Casaleggio non si stessero impegnando al massimo per complicarsi la vita è disgustare gli elettori con decaloghi e vincoli per eletti e candidati.
La partita resta aperta dunque, ma solo perché il gioco è al ribasso.