I tristi simboli delle città che si arrendono

Leggere la cronaca dei fatti di San Basilio, dove a una famiglia marocchina è stato impedito di prendere possesso della casa che le era stata affidata dal Comune, mi ha riportato a un’immagine della mia infanzia e della quale ancora oggi non riesco a capacitarmi.
In un comune del casertano dove mio padre ha lavorato per molti anni, mi capitava di passare in macchina con lui per una via dove campeggiava un segnale stradale, già all’epoca vecchio e arrugginito, che recitava così: “strada allagata quando piove”. Ogni volta, parliamo di almeno trenta anni fa, lo notavo e leggevo ad alta voce “strada allagata quando piove”. E ne chiedevo conto a mio padre. Nonostante sia stato, ed è, un papà dalla risposta sempre salda ed esauriente, di fronte a quel cartello anche lui vacillava, rispondendo con espressioni che – ora capisco – non potevano dirsi che di sconforto. Strada allagata quando piove, quindi. Ma poteva mai allagarsi senza pioggia quella strada? Così mi interrogavo, scioccato dal fatto che qualcuno fosse andato lì a piazzare un cartello che descrivesse una tale banalità.

Più avanti negli anni, altri cartelli stradali mi hanno colpito ricordandomi quella strada. Ottiene la mia attenzione, in particolare, la segnaletica verticale che indica pericoli per strade dissestate, argini cedevoli, frane incipienti e, chiaramente, potenziali allagamenti. Tanto più queste segnalazioni sono stabili e ben cementate nell’asfalto e più a me appare ogni volta palese l’inettitudine della pubblica amministrazione. Possibile che quella strada dissestata o quell’argine cedevole resterà tale tanto a lungo, nella completa rassegnazione collettiva, al punto da giustificare una previdente installazione segnaletica, fissa, stabile, “cementata” nell’asfalto?

segnaleQuei cartelli io credo siano un simbolo. Un simbolo non solo della cattiva amministrazione, quanto dell’assuefazione generale ai guasti irreparabili. Un’abitudine che spinge al paradosso del compiacimento di fronte a un guasto che almeno viene efficacemente segnalato, anche se per anni.

Cosa c’entri tutto questo con la storiaccia di San Basilio è fin troppo evidente. Cambia poco se ad aver negato il diritto all’abitazione a quella famiglia marocchina siano stati i fascisti o i delinquenti (poi qualcuno mi spiegherà la differenza), quello che conta è che la vicenda per il momento sia ferma al rammarico del Campidoglio e all’imbarazzo delle forze dell’ordine che, incolpevolmente quanto evidentemente, non sono in grado di mantenere l’ordine pubblico in quella zona di frontiera che si trova nel territorio della Capitale. Cosa rappresenta, del resto, “la forte indignazione” espressa dalla sindaca Raggi se non l’ennesimo cartello di perenni lavori in corso dei quali non è lecito prevedere la conclusione? Di cosa stiamo parlando se non dell’ennesimo argine cedevole che promette di cedere ancora e ancora?

p.s. – Quel cartello che per più di trent’anni ha segnalato la “strada allagata quando piove” in quel posto del casertano non c’è più. Da alcuni mesi c’è un cantiere. Vi faccio sapere.   

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