Sisma e scuole: la prova della trasparenza
Ore 7:41 del 30 ottobre: molti, anche a Roma, vengono svegliati da una delle scosse peggiori della storia italiana degli ultimi anni. Anzi, la peggiore. Per intensità e durata. Passata la paura, almeno nella Capitale, mentre nel “cratere” del sisma si facevano i conti con l’enorme danno in termini di persone, luoghi e storia, anche gli abitanti di Roma iniziavano a interrogarsi sui possibili danni della scossa. E’ stata da subito evidente l’inesperienza dei romani nel fronteggiare un terremoto. Eh sì, perché in questi anni ci hanno abituato all’emergenza rifiuti, all’emergenza trasporti, all’emergenza Tevere, all’emergenza conti comunali, ma non a sentire lo scuotimento di un sisma di una tale portata.
E così hanno iniziato a susseguirsi notizie di cronaca, più o meno fondate, sugli effetti in città. Si parlava di un ascensore crollato, di palazzi lesionati, di strade rotte, addirittura di tubature del gas saltate. Per fortuna, molti di questi allarmi erano infondati mentre, come tutti sappiamo, nelle stesse ore la Sindaca Raggi ha deciso di disporre, in via precauzionale, la chiusura delle scuole di diretta responsabilità comunale (dagli asili nido alle secondarie di primo grado) in città per opportune verifiche di stabilità.
Devo dire che da genitore sono stato molto felice di questa scelta, perché credo che la sicurezza delle scuole sia una delle priorità del nostro Paese, ma anche perché ho una bambina che frequenta le elementari. E sono stato ulteriormente felice perché ho pensato tra me e me: finalmente avremo un quadro aggiornato della situazione a Roma. Eh sì, nella nostra città la maggioranza degli Istituti non ha pubblicato (e comunicato) il certificato di agibilità statica, cioè quello che certifica la situazione strutturale della scuola. Figuriamoci poi un test sulla “permeabilità” delle strutture ad eventi come un terremoto.
Mi permetto un piccolo passo indietro. Dopo anni di battaglie sulla sicurezza scolastica, e una legge che ne prevedeva la pubblicazione (ovviamente non rispettata), l’associazione Cittadinanzattiva dopo la realizzazione per 15 anni del report “Impararesicuri” sulla (in)sicurezza degli istituti, è dovuta ricorrere sino al Consiglio di Stato per ottenere che la famigerata “Anagrafe degli istituti scolastici” diventasse una realtà.
L’obiettivo della anagrafe è non solo di censire tutto il patrimonio scolastico italiano, ma anche di fornire una fotografia aggiornata dello stato delle strutture: agibilità, eventuali lavori, manutenzioni… Insomma, una banca dati preziosissima e utile anche per le amministrazioni per capire dove e come investire per migliorare la sicurezza.
Purtroppo però, Cittadinanzattiva è poi andata a verificare cosa contenesse l’anagrafe. E la sorpresa è stata amara: molti i dati mancanti, disomogeneità nei dati pubblicati, inaffidabilità di quanto pubblicato in alcuni casi, visto che si trattava di informazioni molto datate. Facendo riferimento appunto ai dati nazionali del Miur (Anagrafe edilizia scolastica, 2015), emerge che la certificazione di agibilità è assente in oltre il 94% delle scuole calabresi e in circa la metà degli istituti di Lazio, Sicilia, Sardegna e Campania.
Esaminando le province coinvolte di recente da terremoti (Rieti, Ascoli Piceno, Fermo, l’Aquila, Teramo e Perugia) risulta che tale certificazione è presente solo nell’8% delle scuole di Rieti e provincia, nel 23% circa di quelle di L’Aquila e Teramo. Sui Piani di emergenza, i dati ufficiali risultano molto disomogenei a livello regionale: bene Veneto (dove le scuole che hanno il Piano sono più del 90%), Basilicata, FVG, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia (tutte oltre l’80%). Male l’Abruzzo, dove soltanto il 27% ha redatto il Piano. In Calabria l’informazione risulta addirittura assente.
In questo quadro quindi, la promessa “indagine a tappeto” dell’amministrazione capitolina mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Anche perché la Sindaca appartiene allo stesso movimento che ha fatto della trasparenza un mantra, e in Parlamento ha condotto una importante battaglia proprio per la sicurezza scolastica e la pubblicazione dell’anagrafe, in primis con il Deputato Giuseppe Brescia tra i protagonisti.
E così, sono rimasto in trepidante attesa, visto il rientro nelle aule per questa mattina. Finalmente arriva il 2 novembre. Il giornale radio regionale del mattino annunciava trionfalmente “terminate le verifiche straordinarie sul patrimonio scolastico”, avvertendoci che tutto era andato per il meglio, e che solo due istituti sarebbero rimasti chiusi per interventi di ordinaria manutenzione. Caspita, mi sono detto, questa città è davvero capace di miracoli: in 2 giorni, di cui uno festivo, hanno verificato a tappeto le scuole e sono stati in grado di dare informazioni dettagliate.
Ma vista la mia deformazione professionale, ho deciso di aprire la fonte primaria di queste informazioni, vale a dire il sito del Comune di Roma. La notizia del primo novembre, aggiornata poi questa mattina, mi ha però fatto porre degli interrogativi. Si riporta infatti che “Si sono concluse nella serata di ieri le attività di monitoraggio e verifica delle criticità presso le scuole e gli asili nido di pertinenza del Comune di Roma, effettuati nelle ultime due giornate dai tecnici dei Municipi e del Dipartimento Lavori Pubblici del Campidoglio. Sessanta i sopralluoghi effettuali dal personale del Simu (Sviluppo Infrastrutture Manutenzione Urbana) che non hanno riscontrato problemi tali da predisporre la chiusura degli istituti per i quali i Municipi avevano chiesto un controllo suppletivo.” Ah beh, eh sì, grandi, bravi, rapidi e efficienti non c’è che dire. Solo che qualche riga dopo si legge ” Sono 1.044 le verifiche e i moduli compilati dagli istituti (sono 1044 i plessi complessivi a Roma?-ndr), con cui il Campidoglio ha chiesto che venissero indicate eventuali criticità riferibili alla scossa di terremoto dello scorso 30 ottobre”.
Insomma, facendo il punto ho elencato: 1044 sono le strutture; 60 sono i controlli svolti dal Simu; dei 60 c0ntrolli la metà ha richiesto un intervento ulteriore, sebbene di manutenzione ordinaria; 1044-60= 984. Chi ha effettuato i controlli sui 984 istituti non verificati dal Simu? Chi ha riempito e sottoscritto i moduli che gli istituti hanno riconsegnato? L’osservazione è stata effettuata dal Dirigente scolastico? Dal responsabile sicurezza?
Insomma, leggi e rileggi, quella strana sensazione di qualcosa di non detto resta. Cosa fare allora? Una risposta potrebbe venire dalla recente legge detta “FOIA all’italiana”. No, non è un insulto, ma è la nuova legge per la trasparenza degli atti amministrativi che permette a tutti noi di chiedere alla Pubblica Amministrazione informazioni dettagliate, senza avere il vincolo dell’interesse diretto come previsto dalla precedente legge 241/90. Grazie a questa legge possiamo chiedere ai singoli istituti di fornirci le certificazioni di agibilità statica, nonché copia del modulo inviato al Comune. E in caso di inadempienza, chiedere l’adeguamento.
Ma prima delle nostre azioni singole o collettive, credo che un importante segnale potrebbe però arrivare dalla Sindaca e dall’assessore alla scuola Laura Baldassarre. Fare chiarezza su chi abbia condotto questa verifica straordinaria, e imporre alle scuole tutte di pubblicare il certificato di agibilità statica e gli eventuali ulteriori certificati, attuando non solo una massiccia operazione di rispetto nei confronti dei romani, ma anche il rispetto di una delle bandiere del Movimento che l’ha candidata e degli elettori che l’hanno votata: la trasparenza.
E, dulcis in fundo: visto che le scuole superiori non sono di responsabilità del Comune, ma delle ex province, che fine faranno queste scuole? Qualcuno le controllerà mai? O forse gli studenti delle superiori sono dotati di qualità di protezione… superiori?