Via Magnanapoli

L’origine del toponimo Magnanapoli, incerta, è materia di discussione per alcuni eruditi, ma si può escludere che abbia a che vedere con l’ambito gastronomico che il termine evoca su due piedi.

Per mangiare, però, si mangia. Ai bordi della scalinata che occupa buona parte della via ci sono un ristorante, due posti che fanno pizza e una gelateria. Farebbe eccezione una parafarmacia, che però sfoggia all’ingresso due frigovetrine piene di bevande.

Quasi un centro commerciale su gradini, effigiato dalla riproduzione
di un cono gelato grande come un ragazzino e completato da due negozi che vendono souvenir non commestibili.

A spiegarne la densità mercantile c’è il fatto che questa è la frequentatissima zona di frontiera tra due Rome, e un bel po’ di secoli di distanza.

Sotto c’è l’incanto pedonale del Foro di Traiano, e l’incredibile fregio a spirale della Colonna Traiana, in pratica un libro di storia formato monumento. Il centro del centro del mondo, per chi fa certi studi.

Poi ti giri ed è pieno di macchine parcheggiate, e motorini a ridosso della scala, e altre macchine che occhieggiano dal mondo di sopra, dove ulteriori negozi di souvenir occupano l’ex cinema Rialto, obliqua tana d’essai di quando c’era ancora la seconda visione.

Il pezzo di strada che precede le rampe è già in salita, e favorisce un vago stralunamento, come se a un certo punto la strada si impennasse, diventando onda.

Da sotto si sentono il traffico e le sirene invadere il silenzio.

Sopra c’è traffico, e l’ingresso dei Mercati Traianei, e la colonna che sbuca nel varco della scalinata come una giovane diva che esce dalla torta.

Sopra e sotto si appartengono: entrambi attori nello spettacolo, che è stato detto eterno, della città multistrato che fonde bibite, gelati, millenni.

 

Alessandro Mauro è l’autore di Se Roma fatta a scale (Exòrma, 2016) e Basilio – Racconti di gioventù assoluta (Augh!, 2019)

 

[L’immagine del titolo è una rielaborazione di una foto pubblicata dal sito diarioromano.it]

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