RR Sound: gli Anni Ottanta di Enzo Mauri

Gli anni Ottanta hanno rappresentato per me, come per molti di noi, il raggiungimento della maggiore età, la consapevolezza di essere giunti al bivio esistenziale, dove scegliere cosa fare della propria vita.
Ecco, io ho scelto di dedicarmi alla radio. Per l’occasione ho selezionato dieci brani meramente rappresentativi di un’epoca in cui usciva una valanga di dischi, rigorosamente in vinile, che nella maggior parte dei casi dovevi scoprire da solo, al massimo potevi giovarti dell’aiuto di qualche giornale specializzato. Spesso ci si recava nel negozio di dischi più vicino, si sceglieva con attenzione un album di cui t’incuriosiva la copertina e lo ascoltavi con calma solco dopo solco, da li nasceva la tua personalissima playlist. Quel disco era pronto per essere trasmesso in radio.

[Qui il link alla playlist su Spotify in versione gratis, in fondo al posto il player con cui ascoltare direttamente i brani]

Nel lontano 1984, mi capitò tra le mani il mix di un giovane esordiente: Raf, la sua Self Control sarebbe divenuta da li a breve un successo mondiale tanto da essere interpretata anche dalla cantante americana Laura Branigan, ma indubbiamente la versione originale è la migliore. Gli Ottanta scorrevano sul filo del ritmo sapientemente creato dal trio di produttori Stock, Aitken e Waterman.  Il loro primo successo fu You Spin Me Around (Like a Record) interpretato dai Dead or Alive dell’androgino Pete Burns, giunto al numero uno delle classifiche britanniche, approdò poi, all’insegna della British Invasion, anche nelle charts americane.
Si torna indietro fino al 1980 (il disco dei Dead or Alive era dell’85), per andare a scoprire uno dei manifesti di quel decennio: Enola Gay degli inglesi Orchestral Manoeuvres in the Dark, canzone di stampo pacifista, che le radio libere del periodo suonarono a più non posso. Il decennio proclamò poi il successo di Rick Astley: il ragazzo col vocione riuscì ad inanellare una serie di singoli da hit parade, fra cui  Never Gonna Give You Up, ancora apprezzatissima nonostante il trascorrere del tempo, perché bisogna ammetterlo: mette allegria!

Periodo d’oro anche per la Italo Disco con diverse produzioni che riuscirono a travalicare i confini nostrani come la sdolcinata I Like Chopin di Paul Mazzolini, in arte Gazebo. La lista di successi italiani alla conquista delle classifiche prima europee, poi mondiali è davvero lunga, forse mai come in quel periodo la canzone italiana in veste internazionale ha ottenuto cosi tanto credito, e infatti nella mia playlist c’è anche Pietro Paolo Pelandi in arte P. Lion con Happy Children, ma anche Fabio Roscioli ovvero Ryan Paris che inneggia ai fasti della Dolce Vita, brano scritto da Pierluigi Giombini, lo stesso di Gazebo, che ha provveduto a scriverne il testo.

E che dire di Gary Low, romano d’origini spagnole prodotto in Italia con I Want You e dell’americana Tracy Spencer della scuderia di Claudio Cecchetto con Run to Me? Tutti successi da classifica e soprattutto graditi ai giovani di allora che amavano popolare le discoteche. Last but not least, la divertente Tropicana del Gruppo Italiano, che ancora oggi fa parte del repertorio estivo. Fu davvero un bel decennio quello, per lo meno dal punto di vista musicale, unico e purtroppo irripetibile.

[La foto del titolo è di Michela ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]

 

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