La destra in Campidoglio

Alle elezioni comunali dell’aprile 2008, il centrosinistra romano sembra destinato a vincere, così come è sempre accaduto dal 1993, cioè da quando c’è l’elezione diretta del sindaco. Walter Veltroni si è dimesso dal suo incarico di primo cittadino per dedicarsi alla sua nuova creatura politica, il neonato PD e rilanciarsi verso una carriera nazionale. Per la massima poltrona capitolina, nel segno della continuità, è tornato quindi a candidarsi il vecchio sindaco Francesco Rutelli. Sul fronte opposto si presenta invece Gianni Alemanno, ex ministro, esponente di punta del centrodestra romano, che però è anche reduce dalla sonora sconfitta ricevuta alle elezioni comunali di due anni prima: un umiliante 61% a 37% con cui era stato battuto da Veltroni al primo turno nel 2006.

2008, la festa in Campidoglio dei militanti di destra per l’elezione di Alemanno a sindaco

La scelta di ricandidare un ex sindaco non viene però apprezzata dai romani. Rutelli, che da enfant prodige, come era stato percepito dai romani nel ’93, si presenta ora con una molto meno seducente aura di “usato garantito”, non riesce a bissare l’exploit avuto contro Gianfranco Fini quindici anni prima e, al ballottaggio, è Alemanno a spuntarla, un po’ a sorpresa.
Complice anche il clima che negli ultimi mesi si è creato in città, dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani, una donna uccisa alla stazione di Tor di Quinto da un muratore rumeno. L’episodio ha messo al centro del dibattito cittadino i temi della sicurezza e dell’immigrazione, da sempre cavalli di battaglia del centrodestra, facilitandone perciò la vittoria. Per la prima volta dal Dopoguerra, sindaco di Roma diventa quindi un uomo cresciuto politicamente nella destra sociale, ideologicamente figlia (anche se sempre più alla lontana) del pensiero politico fascista.

2011: Gianni Alemanno con lallora sindaco di Washington DC Vincent Grey. Foto diffusa dalla ambasciata Usa a Roma su Flickr.com con licenza creative commons

Dinamico attivista missino, fin dagli anni settanta (quando era ancora giovanissimo), ex segretario del Fronte della Gioventù, poi fra i protagonisti della cosiddetta svolta di Fiuggi, quella che porta allo scioglimento del Movimento Sociale Italiano e alla fondazione di Alleanza Nazionale, di cui diventa vicepresidente, Alemanno si accinge ad assumere il suo nuovo incarico di sindaco alla testa del nascente gruppo romano del Popolo della Libertà, l’ampio raggruppamento di centrodestra, da poco creato da Silvio Berlusconi per unire la destra sociale di AN e quella liberale di Forza Italia, oltre a varie forze minori.

Il tema della sicurezza, che tanto spazio aveva avuto in campagna elettorale, diventa prioritario anche nei primi atti da sindaco di Alemanno. In accordo col ministero dell’Interno, 300 militari vengono subito messi a guardia delle stazioni di Roma. Si decide inoltre di dotare di armi da fuoco gli agenti della Polizia Municipale, che fino a quel momento ne erano privi. Viene infine avviata, pur se con alterno successo, una grande campagna per contrastare la prostituzione sulle principali vie consolari romane.

Si passa poi ad affrontare altri temi importanti per la città, come quello dei trasporti. Sotto la guida di Alemanno viene realizzato un grande sottopasso sulla tangenziale est, all’altezza della nuova stazione Tiburtina, stazione che, dopo un lungo e radicale restyling, viene inaugurata a novembre del 2011. Sempre durante il mandato di Alemanno, entra anche in servizio la nuova linea B1 della metropolitana.

Intanto, però, la situazione economica a Roma è cambiata drasticamente e decisamente in peggio. Da una parte la crisi economica mondiale del 2008, che comincia a fare sentire i suoi effetti anche nella capitale, dall’altra le casse del comune di Roma, che si rivelano devastate da un debito di oltre otto miliardi di euro. Un debito che à lo stesso Alemanno a denunciare pubblicamente, attribuendone però le colpe alle scelte e agli sperperi del proprio predecessore, Walter Veltroni. È un debito così pesante, da bloccare sul nascere ogni serio progetto per la città, poiché finirebbe per non avere alcuna possibile copertura economica. Non a caso alcuni progetti, come il prolungamento della metro B1 fino a Bufalotta, o quello dell’avvio dei lavori per la metro D, inizialmente presi in considerazione dalla giunta comunale, vengono ben presto accantonati, in attesa di tempi migliori.

Dal luccichio della Roma veltroniana, quegli anni in cui Roma pareva crescere più e meglio del resto d’Italia, comincia perciò per la città una fase di stallo, che da allora non ha avuto ancora una soluzione di continuità e che diventa un ottimo terreno di coltura per lo sviluppo di quella zona grigia, a metà fra politica e criminalità, che verrà scoperchiata qualche anno dopo dall’inchiesta su mafia capitale. Un’inchiesta in cui lo stesso Alemanno finirà per essere coinvolto, oltre a diversi membri della sua squadra operativa al comune di Roma, tra cui Giordano Tredicine, Luca Gramazio, Franco Panzironi, in una vicenda ancora da chiarire e molto “bipartisan”, che non lascerà fuori numerosi esponenti di spicco anche del PD.

2012, Alemanno a uniniziativa delle Acli. Foto diffusa da Flickr.com con licenza creative commons

Gli interventi del comune di Roma, durante questo periodo, perdono perciò quel respiro di grandeur che avevano avuto negli anni immediatamente precedenti e si limitano alla prosecuzione e al rifinanziamento di opere già avviate, come ad esempio la metro C, o a interventi di profilo limitato, sebbene importanti per la vita cittadina, come la sperimentazione della raccolta dei rifiuti porta a porta, che viene avviata in questi anni in alcune zone di Roma, la risistemazione dei confini dei Municipi, che vengono ridotti da diciannove a quindici, o l’approvazione dello statuto di Roma Capitale, per ridefinirne e aggiornarne ruoli e poteri.

A complicare le cose per Alemanno, perlomeno sul piano dell’immagine, ci pensa anche, nella notte fra il 3 e il 4 di febbraio del 2012, una grande nevicata che colpisce Roma, cogliendo la città totalmente impreparata. La Capitale resta paralizzata e isolata dal resto d’Italia per diversi giorni. Il sindaco cercherà di prodigarsi, apparendo anche in numerose trasmissioni tv per cercare di rassicurare la popolazione, ma saranno proprio questa sua iperattività e questo presenzialismo quasi compulsivo, a ritorcersi contro di lui, scatenando l’ironia tagliente dei romani, che lo bersaglieranno con battute e imitazioni, tese a dipingerlo come impacciato e inadeguato nell’affrontare la situazione d’emergenza.

L’immagine di Alemanno non riesce a risollevarsi, offuscata ulteriormente anche dall’apertura di alcune inchieste relative ad Atac, rilanciate da tutti i media, riguardanti sia alcune partite di biglietti clonati, sia un sistema di corruttela definito giornalisticamente “parentopoli”, con sospette assunzioni e consulenze affidate ad amici e congiunti di alcuni dirigenti vicini al sindaco. È così, alle elezioni del 2013, Alemanno si presenta quasi senza verve e viene sonoramente sconfitto al ballottaggio da Ignazio Marino. Il centrosinistra torna trionfalmente alla guida di Roma. Sarà però una gloria effimera, che si schianterà ben presto fra scandali e lotte intestine, allontanando anche Marino dal Campidoglio nel giro di poco tempo.

 

Storie di Campidoglio

GLI ARTICOLI DELLA SERIE:

01 – Tutti i sindaci del Re

02 – I sindaci umbertini

03 – Nathan, “er mejo sindaco”

04 – I governatori del Ventennio

05 – Il regno di Rebecchini

06 – I sindaci della Roma Olimpica

07 – Clelio Darida, l’ultimo DC

08 – 1976-1985: i sindaci rossi

09 – 1985-1993, gli anni del Pentapartito

10 – Il sindaco del Giubileo

11 – La Roma di Veltroni

12 – La destra in Campidoglio

13 – Marino: il sindaco interrotto

 

[La foto del titolo è del 2010 ed è stata diffusa dal Parlamento Europeo su Flickr.com con licenza creative commons]

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