C’è anche il candidato liberista

Liberale, liberista, forse anche libertario, Andrea Bernaudo, tennista e broker immobiliare, cinquantenne di bell’aspetto, con la barbetta come va di moda adesso, è leader di un movimento politico che si chiama Liberisti Italiani.
Ama farsi ritrarre con dietro il Foro italico, di cui credo sia un frequentatore anche sportivo. Ha un passato nel mondo radicale e liberale, straordinaria fucina di politici romani. Non è propriamente un debuttante, ha già fatto il consigliere regionale per Forza Italia, eletto nelle fortunose liste della Polverini.  È il primo roman candidate che intervistiamo. Poco più di un mese fa annuncia le sue intenzioni: vuole fare il sindaco di Roma per “liberarla e liberalizzarla”. Gli chiedo da chi voglia liberare la nostra vecchia ma meravigliosa città.

“Roma va liberata non da qualcuno ma da un sistema che la opprime da troppo tempo; la presunzione da parte dello Stato, o del Comune, di fare l’imprenditore. Roma capitale ha 30 centri di costo si occupa di fiori, farmacie, assicurazioni, pesce e ortofrutta. Provi però a chiedere un certificato ai suoi uffici e vedrà come funziona.  Deve smettere di essere una holding che si occupa di tutto. La politica deve riprendersi il ruolo che le è proprio. Deve cioè indirizzare e controllare che i servizi pubblici vengano realmente resi ai cittadini.  Per questo deve mettere a gara tutte le utilities. Le partecipate al 100% dall’assemblea capitolina hanno prodotto risultati insoddisfacenti”.

Ho letto che vuole chiudere l’ATAC.
Non si tratta di chiudere qualcosa. Il servizio del trasporto così come è concepito semplicemente non funziona.

Lei votò per il referendum per la privatizzazione dell’Atac, o meglio per la messa a gara del servizio?
Non solo ho votato ma sono stato il primo, già nel 2017, a chiedere che il Comune uscisse dalle partecipate. Ora siamo in regime di prorogatio, ma quando scadrà il contratto di servizio con Atac si devono fare le gare ad evidenza pubblica. Abbiamo un’azienda con 3,5 miliardi di debiti e i bus che prendono fuoco. Questo non vuol dire che si licenzierà il personale. Chi vincerà le gare riassorbirà tutto il personale utile.

E l’Ama?
Lo stesso. E guardi che anche i lavoratori sono vittime del sistema (parola che usa spesso, ndr.) Perché quando un operatore Ama passa in una casa che a causa dell’attesa, magari di 10 giorni, ha i gabbiani o i topi dentro poi i cittadini se la prendono con lui, lo sbeffeggiano. Il Comune non può essere sia il controllore che il controllato. La politica non deve entrare nella gestione dei servizi. Il merito, la competizione e l’efficienza si possono ottenere solo con l’ingresso dei privati.

Per restare nell’ambito monnezza: dopo la chiusura di Malagrotta il tappo è saltato. Lei che progetto ha, per la gestione dei rifiuti a Roma?
Io dico che è da 30 anni che l’amministrazione capitolina si è disinteressata della questione dei rifiuti, appoggiandosi a Malagrotta come se quella discarica fosse eterna. Non si è mai pensato di installare degli impianti che concludessero il ciclo dei rifiuti per degli assurdi tabù ideologici della sinistra sociologica, prima, e del movimento 5 stelle dopo. Sono invece convinto che a Roma non serva un impianto ma quattro, uno a nord, uno a sud, uno a est e uno a ovest. Intendo impianti a impatto zero come quello di Copenaghen. Bisogna realizzare impianti che trasformino l’immondizia in energia (termovalorizzatori, ndr). Ama dovrebbe produrre energia e venderla dovremmo poter abolire la Tari.

Bernaudo, il coronavirus ha cambiato molte cose. Noi fin qui abbiamo fatto finta di vivere in una Roma un po’ incasinata ma normale. Però non è così. Lei parla spesso di “nuove disuguaglianze”, cosa intende?
Lei sa che la triplice (Cgil, Cisl e Uil, ndr) vuole organizzare uno sciopero dei dipendenti pubblici il 9 dicembre?
Sembra ai romani che questa iniziativa si possa annoverare tra le cose umane? Il costo di questa pandemia è stato pagato tutto dai ceti produttivi. Intendo tutti quelli che sono titolari di partita IVA, lavoratori, professionisti, imprese commercianti, artigiani e loro collaboratori e dipendenti. È stato lasciato completamente indenne tutto il comparto statale e parastatale. Siamo di fronte a nuove disuguaglianze che sono tra produttori, mondo del privato e il sistema statale e parastatale.  Sappiamo che i medici e le forze dell’ordine sono in prima linea contro il virus, ma tutto quel corpaccione parastatale inutile e autoreferenziale che oggi non subisce un centesimo di danno?

Un provvedimento della Raggi che ha apprezzato?
L’abbattimento della tangenziale e l’interramento della stessa. Anche se a quel provvedimento non è seguita una adeguata riqualificazione dell’area antistante la stazione Tiburtina.

La mobilità?
Risolveremo definitivamente il problema del traffico realizzando il progetto Metrovia. Che prevede la costruzione di 10 nuove fermate della metropolitana attraverso la mobilità di superficie. L’errore è stato quello di credere di poter fare metropolitane sotterranee in una delle città più antiche del mondo.

Ci sono altre candidature nell’ambito del centrodestra a cui guarda con simpatia? Quella della Colosimo, di Sgarbi o di Bertolaso?
Io ho accettato la sfida propostami da Liberisti italiani perché Roma è la capitale dello statalismo, dovevamo partire da qui. Abbiamo un progetto chiaro, ma sono disponibilissimo ad aprire un tavolo con il centrodestra.

 

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