Sanità, non sta andando tutto bene

Nei primi giorni di giugno Cittadinanzattiva Lazio ha chiesto alle Aziende sanitarie locali (Asl) e alle Aziende ospedaliere (Ao) della regione informazioni sulle modalità di recupero delle visite ambulatoriale e specialistiche saltate a causa dell’emergenza Covid tra marzo e maggio, sull’organizzazione del lavoro e sui carichi pendenti. 

Solo 6 aziende su 17 hanno risposto (e cioè solo Asl Roma 2, 3, 4 e Asl Rieti, oltre al San Giovanni e all’Ifo). Siamo tutti consapevoli delle difficoltà che si sono dovute affrontare, soprattutto dal punto di vista organizzativo, ma non ci sono giustificazioni per quanto emerge dai dati raccolti e, soprattutto, per quelli non raccolti, anche in considerazione del fatto che li avevamo richiesti non in piena emergenza sanitaria, ma in una fase in cui i servizi e le attività dovevano riprendere a funzionare edare risposte ai cittadini.
Il Covid 19 non c’entra nulla, ha solo evidenziato ancora di più qual è il modus operandi che regola i rapporti tra istituzioni che dovrebbero essere al servizio della comunità.
Rileviamo che se, da un lato, la Regione Lazio sta aprendo percorsi di partecipazione, confronto serrato, interlocuzione su diverse questioni, così non è per quello che attiene il “territorio”, cioè le Asl e le Ao, dove manca totalmente la cultura della partecipazione: tutto, o almeno molto, è lasciato alla sensibilità dei singoli e in maniera episodica, e ciò significa sprecare risorse pubbliche, tempo per i cittadini e per gli operatori sanitari e non raggiungere gli obiettivi di cura e fare in modo che il diritto alla salute sia esigibile.
Se a questo si sommano alcuni casi emblematici registrati nelle scorse settimane nei diversi territori, è evidente che siamo molto preoccupati. 

 

Il caso Eastman

L’ospedale Eastman è stato inserito nella fase emergenziale come Ospedale Covid, e le attività ambulatoriali specialistiche sono state sospese. La scelta ha comportato, soprattutto per  pazienti fragili, una situazione di slittamento complessivo per l’accesso alle cure. L’Eastman non è solo un ospedale odontoiatrico: è un’eccellenza “nascosta” che  segue, cura e assiste pazienti fragili, complessi. La chiusura delle visite ha comportato effetti non calcolabili sulla salute delle persone. Il ricorso a strutture sanitarie private accreditate o private ha rappresentato l’unica via possibile per chi ha disponibilità economica. Gli altri non si sono curati. Dopo il 25 maggio, sono state rinviate a casa le persone che si erano presentate per le visite presso il nosocomio. Le visite sono tutte bloccate senza che vi sia un’informazione chiara. Fino alla settimana del 25 giugno la situazione appariva ancora in evoluzione. Sono riprese da poco le attività radiologiche per il Pronto Soccorso.
Se prendiamo come metro di paragone la data del 25 maggio abbiamo che l’Eastman è in ritardo di un mese per il riavvio delle attività ambulatoriali e di specialistica.

 

Il Cup regionale preso d’assalto

Diverse segnalazioni riguardano la difficoltà a accedere al centro di prenotazione (Cup) regionale. A giugno, diverse Asl non avevano ancora riaperto i Cup “di prossimità” territoriale e quindi tutte le richieste venivano concentrate sul Cup regionale. E qui le attese sono state lunghe e non semplici da gestire, vista la situazione di chiusura ancora di diversi servizi.

 

I bambini del Tmsree di Aprilia (e di Ostia)

Il Tmsree (acronimo che sta per Servizi Territoriali per la Tutela della Salute Mentale e la Riabilitazione in Età Evolutiva) è il servizio che prende in cura in età pediatrica i bambini che presentano problemi di varia natura. L’organico in servizio presso il Tsmree di Aprilia è composto da un neuropsichiatra a 26 ore settimanali, un logopedista che svolge solo funzioni di accoglienza e di registrazione, mentre non c’è lo psicologo per effettuare la valutazione (Aprilia ha 78.000 abitanti: per legge se ne dovrebbe avere uno ogni 20.000) e manca un assistente sociale per accoglienza.
Circa 400 bambini risultavano in lista di attesa per essere presi in carico…ma da chi? Non si effettuava riabilitazione e terapia, mentre ogni mese ci sono circa 30 nuovi casi. Tra mille difficoltà, si cerca di produrre le necessarie certificazioni per scuola, sostegno ecc. e di dare priorità ai casi più disperati, ma tutti i percorsi di riabilitazione e trattamento sono demandate alle strutture private.
Il servizio, dopo la messa in funzione seppure parziale della Casa della salute, è relegato in tre stanzette, quindi un problema ospitare anche l’eventuale arrivo delle figure professionali mancanti.

La situazione del Tmsree di Ostia (Asl Rm3) è sovrapponibile per certi aspetti a quella di Aprilia: personale sanitario non sufficiente per i bisogni del territorio, famiglie con gravi problemi da sostenere praticamente con poche risorse, assenza di una qualsiasi politica integrata con il mondo della scuola. E il Covid ha reso invisibili i bambini con disabilità varie, sia nel campo sociosanitario che in quello scolastico.

Tra le aziende che hanno risposto, la Asl Rm2 ha segnalato che al 25 maggio le prestazioni sospese erano 57.000, con una necessità di 37.000 ore circa di attività clinica per recuperarle, con la previsione di estendere orari di apertura, visite in convenzione e anche telemedicina. Il San Giovanni Addolorata, al 18 giugno, indicava che erano state recuperate 8.800 visite e ne restavano quasi 9.900. L’Asl di Rieti registrava circa 20.000 prestazioni sospese. Il Distretto sanitario 2 della Asl di Latina (la direzione generale non ha mai risposto) segnalava invece 50.000 visite rinviate per tutta l’azienda

 

Le proposte di Cittadinanzattiva

L’Osservatorio regionale per il governo delle liste di attesa a livello regionale e aziendale è stato rinnovato da un anno e si è riunito una sola volta, nel settembre 2019. Cittadinanzattiva Lazio chiede che l’organismo venga convocato entro il 17 luglio e che gli osservatori aziendali inviino all’Osservatorio regionale entro il 14 luglio i dati in loro possesso per permettere un lavoro sinergico sul tema dell’accesso. I numeri che alcune Asl e Ao hanno riportato sono clamorosi.

Occorre assumere personale sanitario in numero adeguato ai bisogni di salute (servono specialisti per le diverse branche della medicina, servono infermieri, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta) in tempi certi con un chiaro cronoprogramma che venga rendicontato ogni tre mesi;

Bisogna recuperare le strutture dismesse di carattere sanitario per un piano straordinario di medicina territoriale, semiresidenziale e per eventuali “emergenze” sanitarie con il contestuale investimento sul rinnovo del “parco macchine” e/o l’acquisto di macchinari quali Tac, Rm e Pet per le strutture pubbliche.

 L’assessore alla Salute, la Commissione Salute della Regione Lazio e il Consiglio regionale aprano poi un confronto con tutte le realtà associative, sindacali e mediche sulla As di Rieti, quella di Frosinone e la Asl Rm5..

Crediamo che il metodo della partecipazione sia l’unico metodo per il coinvolgimento delle organizzazioni civiche e che questo sia elemento caratterizzante e qualificante (o sanzionatorio) verso le dirigenze di qualsiasi ufficio pubblico. Per questo motivo Cittadinanzattiva Lazio sta lavorando ad un testo di legge sulla partecipazione civica in sanità e sulla quale chiediamo impegno formale dell’assessore, della Commissione Salute e del Consiglio regionale.

Infine, chiediamo un impegno deciso e definitivo alla Regione Lazio per rendere effettivi e ripetuti nel tempo i monitoraggi, le verifiche e le ispezioni nei territori riguardo l’applicazione delle norme regionali, delle strutture accreditate, dei servizi sociosanitari. Le vicende legate ad esempio alle Rsa nel Lazio sono questioni su cui bisognerà fare piena luce. 

Il tema del monitoraggio, della verifica è un dovere che spetta alle Asl in prima battuta e, in caso di inerzia, alla Regione Lazio. Nessuno si può tirare fuori da questo percorso di verifica. Come Cittadinanzattiva Lazio, per spirito costruttivo abbiamo atteso a presentare un esposto alla magistratura sulla gestione delle Rsa nel periodo COVID19. Ma, ora che i controlli si stanno chiudendo e che gli elementi di “visibilità” sono scemati, come organizzazione civica siamo pronti a procedere e a chiedere conto a tutti i soggetti coinvolti, pubblici o privati che siano.

Cittadinanzattiva Lazio aumenterà il livello di interlocuzione con gli ordini professionali sanitari, le associazioni di malati cronici e rari, le istituzioni locali e regionali come strategia, l’unica possibile, per ripensare il Servizio Sanitario Pubblico.

Elio Rosati è il segretario di Cittadinanzattiva Lazio

[La foto del titolo è di Gianni Dominici ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]

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