Sanità Lazio: servizi chiusi, ma non è il virus

La situazione attuale di emergenza nel Lazio sta producendo effetti “collaterali” che non possiamo tacere. Sono diverse le segnalazioni di servizi sanitari temporaneamente chiusi, accorpati e spostati senza condivisione con le organizzazioni civiche, con le istituzioni locali e con i cittadini.

La pandemia dovuta al Covid 19 ha stravolto indubbiamente la vita a tutti noi. Ma in questa situazione si sono mosse azioni che non possono essere giustificate da un principio superiore di salute pubblica. È un elenco lungo, quello dei servizi e delle strutture che sono state chiuse, accorpate e/o temporaneamente sospese in questi ultimi due mesi e che, nel frastuono delle notizie sul virus, passano mediaticamente sotto silenzio.
Ecco un primo report.

ASL RM 1,  Consultorio di Via Silveri

Dopo un confronto con la Regione e con la Asl la struttura è stata riaperta il 13 gennaio scorso. Ma chiusa e accorpata con Consultorio familiare di Montespaccato a causa del Covid 19 per le prestazioni non urgenti e differibili.
Il problema del Covid 19 e della quarantena, se vale per Via Silveri, avrebbe dovuto valere anche per Montespaccato. O quella è zona franca?
Tra l’altro, segnalano diverse fonti, l’unico consultorio ridotto a causa del Covid a Roma sembrerebbe essere stato proprio quello di Via Silveri.

ASL RM 1, Poliambulatorio di Casalotti, via Boccea 625

Chiusura del servizio prelievi e visite mediche con persone dirottate a Montespaccato. Restano operativi il CUP e il servizio vaccinale. Da notare che in quell’area che sono in costruzione nuove palazzine e che la popolazione residente non ha collegamenti efficienti per andare e venire dal Consultorio di Montespaccato.

Asl RM 1, Centro Diurno di Via Boemondo

Dovrebbe riaprire il 25 maggio; finora è rimasto aperto con due operatrici solo per informazioni. Peraltro, il centro rischia anche il sovraffollamento per il paventato trasferimento in esso della struttura di Via Sabrata.

ASL RM 2, Poliambulatorio di Via Nocera Umbra

Chiusura del servizio, sembrerebbe per riorganizzazione dei servizi territoriali. Nel frattempo l’utenza si rivolge alla struttura di Via Cartagine per area Tuscolana o di Via Apulia per zona San Giovanni. Si dice, ma anche qui tutto da verificare, che Via Nocera Umbra non riaprirà più.
Per fine marzo avrebbero dovuti riaprire tre consultori per lavori di adeguamento. Si tratta delle strutture di Via Casilina 711, Via Spencer e Via Agudio. Tutti chiusi per causa Covid 19. I lavori dovrebbero riprendere a breve.

ASL RM5, Ospedale di Palestrina

La struttura è stata trasformata in Covid Ospedale con il blocco delle attività nosocomiali. La Regione si è impegnata a dotare di personale sanitario e macchinari la struttura dopo la fase emergenziale. Sono chiuse le attività chirurgiche se non urgenti e per patologie tumorali.
Cittadinanzattiva Lazio ha richiesto da anni che su questo territorio ci si adoperasse per mettere a disposizione personale sanitario e strumentazioni nuove. Siamo in attesa. Ma presto potrebbero esserci manifestazioni di protesta per la situazione ormai deteriorata.
Le richieste ribadite sono:
1.  Potenziamento Servizio Cardiologia con pronta disponibilità notturna e/o festiva e con cardiologo presente almeno fino alle 20 di sera;
2.  Guardia notturna Patologi Clinici Laboratorio Analisi;
3.  Guardia notturna Radiologi Clinici per ecografie ed altro;
4.  Tac di generazione moderna.
Abbiamo richiesto un incontro urgente con l’assessore Regionale alla Salute. Siamo in attesa dai primi di maggio.
In tutta la ASL RM5 non esiste una risonanza magnetica nelle cinque strutture pubbliche: Tivoli, Palestrina, Colleferro, Monterotondo e Subiaco. Ma nel privato, basta uscire dall’ospedale di Tivoli e si trova subito una risonanza magnetica.

ASL RM 6, chiusura di due punti nascita ad Anzio e Velletri

Il punto nascita di Anzio verrebbe spostato, pare a Aprilia (altra ASL) in struttura privata, ma solo per parti “semplici” e senza complicazioni. Mentre nel caso vi fossero complicazioni si dovrebbe provvedere a trasferire in corsa la partoriente.
Mentre per i bambini in età pediatrica dal Litorale sud ci si dovrebbe spostare al Nuovo Ospedale dei Castelli per le attività specialistiche.
Il punto nascita di Anzio aveva subito un primo tentativo di chiusura a settembre, poi saltato per la ferma opposizione da parte dei cittadini. La struttura è sotto i 500 parti/anno con una popolazione afferente di circa 120.000 persone. Mancano le figure pediatriche perché i concorsi per queste figure sono ferme da tempo. Pare che i sindaci del Distretto non siano stati coinvolti nelle scelte. Il 24 maggio davanti all’ospedale di Anzio si svolgerà un flashmob contro la chiusura del punto nascita della città del litorale romano.
Simile la vicenda del punto nascita di Velletri.

ASL Latina, Ospedale San Giovanni di Dio di Fondi

La struttura nosocomiale di Fondi soffre da anni di un progressivo depauperamento dei servizi. Con la creazione della zona rossa causata da un focolaio di Covid 19, alcuni reparti sono stati chiusi e altri trasferiti “momentaneamente” a Terracina. Ma resta l’incertezza sui futuri servizi.

ASL Latina, Ospedale Fiorini di Terracina

Se Fondi piange, Terracina certo non ride. L’ospedale ormai è in un lento e progressivo declino. Nel mese di aprile è stato aperto l’ambulatorio di ostetricia chiuso a Fondi a causa del Covid 19. Ed è stato chiuso dopo solo due giorni.

 

Conclusioni (si fa per dire)

Dal 25 maggio la Regione Lazio riavvierà le attività di visite e esami. Comprendiamo, e in Regione sanno quale sia stata la nostra pazienza, che in certi momenti dobbiamo prima pensare a mettere a posto le cose e poi a ragionare criticamente per migliorare.
Ma i casi sopra riportati non sono, se non indirettamente, causati dal Covid 19. Questa pandemia ha fatto venire a galla limiti, mancanze e ritardi di tanti diversi modi di intendere la sanità pubblica.

Per giustificare le chiusure dei servizi è sufficiente che vi siano almeno due condizioni apparentemente non dipendenti: diminuzione del personale e diminuzione del numero di accessi. Se un servizio territoriale riduce le ore lavorate causa mancanza di personale i cittadini andranno lentamente ma costantemente in altre strutture, anche private accreditate o private.
E alla fine dell’anno, quando si fanno i conti, la struttura pubblica è sotto la soglia minima di accessi. E se va avanti per uno o due anni ecco che il servizio pubblico viene chiuso, ridotto, dimesso. (Vale anche per altri servizi pubblici: AMA a Roma insegna.)

Intanto però l’effetto reale che si produce è una “migrazione” sanitaria verso strutture accreditate o verso strutture distanti dalla propria residenza con le difficoltà del caso in relazione, ad esempio, a utenti minorenni che devono essere accompagnati dai genitori ;o a persone anziane o, cosa sempre più frequente, a malati cronici e rari che devono, in alcuni casi, sopperire autonomamente anche al trasporto pubblico. Tutti costi “indiretti” sulle spalle delle famiglie e dei caregiver.

In questo momento non stiamo e non vogliamo parlare del Covid 19 e di come è stato gestito nel Lazio. Ci sarà tempo e modo. Purtroppo questo fronte è ancora aperto e quindi tutti a lavorare dalla stessa parte. Poi faremo i conti.

Ora stiamo intervenendo su un tema generale di fondamentale e primaria importanza: la programmazione sanitaria degli interventi. Abbiamo già fatto presente alla Regione Lazio che è finito il tempo delle scelte senza le organizzazioni civiche e che è necessario formalizzare con una legge regionale il tema della partecipazione civica in sanità.
Vediamo da fatti come questi che si rende non solo necessario ma indispensabile dotare la Regione di un sistema di garanzie per i servizi pubblici sanitari che passi anche attraverso un confronto costante con le organizzazioni civiche. E quindi è necessario che, ad esempio, prima di chiudere servizi al pubblico, si aprano percorsi di partecipazione con i cittadini.

Credo che, se vogliamo avere una sanità pubblica di livello, si debba concorrere tutti al suo governo. Ho l’impressione che si tenda a dimenticare che la sanità è per i cittadini. E che quindi istanze come quelle rappresentate debbano diventare centrali in un prossimo futuro. Dalla Regione e dai Comuni ci aspettiamo un sussulto di responsabilità e di reale attenzione ai bisogni dei cittadini laziali.

Elio Rosati è segretario di Cittadinanzattiva Lazio

[La foto del titolo è una rielaborazione dell’immagine pubblicata dal sito dell’agenzia Dire]

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