Coronavirus, a Roma come Robin Hood?

Ci sono tanti “misteri” tante “stranezze”  e tanti “dati che non tornano” intorno al coronavirus, a partire dal perché sembri un virus più diffuso a certe latitudini che altre, apparentemente più tra i paesi ricchi che tra quelli poveri. Se guardiamo all’Europa, ci si chiede perché in Italia la letalità sembri maggiore. Se si guarda all’Italia, perché nelle Regioni del Nord, più ricche, dove la sanità apparentemente funzionava meglio, ci siano così tanti morti.

Tante cose le scopriremo, se le scopriremo, dopo, nei prossimi mesi o anni. Sulla base di uno studio più approfondito sullo stesso virus, di analisi di dati più ampi sui morti e sulle strutture sanitarie, di un numero assolutamente maggiore di tamponi e test sierologici, di informazioni più accurate su come si formano le catene di contagio.

 Continuando però a discutere di “stranezze”, ce n’è una che però è massima se guardiamo i dati di Roma. Nei giorni scorsi la Regione Lazio, insieme al Sistema Sanitario Regionale e all’Istituto Spallanzani, ha attivato una mappatura online dei casi riscontrati positivi al Covid-19 nella Capitale e in tutta la Regione. Questi dati, costantemente aggiornati, sono visibili al diffusi all’indirizzo https://www.dep.lazio.it/covid/covid_map.php

Ai primi di aprile, ciò che è saltato subito all’occhio, è il fatto che l’area maggiormente colpita in città fosse il Secondo Municipio. Curiosamente, proprio il Municipio in cui sono ubicate le zone più ricche della capitale: il quartiere Trieste, Parioli, il Flaminio, il Salario. In rapporto al numero di abitanti, è risultata preoccupante anche la situazione di Prati e soprattutto quella del Centro Storico, cioè le altre aree economicamente più agiate della nostra città, meno densamente abitate di altre zone e quindi con numeri assoluti un po’ più bassi, ma con dati percentualmente molto significativi. Al contrario, in quartieri più “popolari” come Prima Porta, Cesano, Santa Maria di Galeria, Decima-Malafede, Settebagni, il numero di contagi è apparso quasi nullo.

Come detto, si tratta di dati in costante aggiornamento e da un momento all’altro questa situazione si potrebbe radicalmente modificare. Certo è che, relativamente a questa forte differenza di contagi presenti nelle diverse zone di Roma, non ci si può certo giustificare con spiegazioni come quella del clima più caldo o più rigido di un quartiere rispetto all’altro, o del tasso di inquinamento, che è praticamente identico in tutta l’area urbana. Potrebbe invece valere il discorso del maggiore o minore numero di tamponi effettuati in una zona rispetto a un’altra, mentre anche quello dell’età media degli abitanti (i quartieri centrali hanno una presenza di anziani solitamente più alta rispetto alle periferie) può funzionare, anche se non in tutti i casi.

Una possibile spiegazione logica potrebbe essere anche data dalla maggiore concentrazione, nei quartieri più ricchi e centrali, di locali e di luoghi di aggregazione, molto frequentati nei giorni che hanno preceduto il cosiddetto “lockdown” e che potrebbero aver funzionato da veicolo per la diffusione del virus. Si può anche immaginare che un qualche ruolo possano averlo svolto i vicoli mediamente più stretti del Centro, che potrebbero aver reso più problematico il distanziamento sociale. Si tratta comunque di ipotesi al momento prive di riscontro e piuttosto labili.

Come sappiamo bene, ancora quasi nulla è scientificamente certo rispetto a questa terribile nuova epidemia che sta stravolgendo le nostre vite. Qualcuno allora potrebbe anche far galoppare la fantasia e, per alleviare l’angoscia, potrebbe immaginare una sorta di “virus galantuomo”, un invisibile e microscopico Robin Hood del ventunesimo secolo, partito da una ipotetica foresta di Sherwood per vendicare i poveri della terra. Sarebbe bello e ci farebbe forse sentire un po’ meno spaventati. Purtroppo però non è così. Che si sia ricchi o poveri, la diffusione del Coronavirus è una terribile tragedia che continua a minacciarci tutti, una sempre più grave emergenza sanitaria e sociale planetaria, di cui purtroppo non si intravede nemmeno da lontano la fine.

[Le foto che accompagnano questo post sono di Nicola: sono state scattate a Parco Leonardo il 2 aprile e sono state diffuse su Flickr.com con licenza creative commons]

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