Rischio coronavirus? “Salga a bordo!”

Non c’è pace per Costa Crociere. A otto anni dal naufragio della Costa Concordia, la compagnia di navigazione genovese è tornata al centro di furiose polemiche: come nella famosissima telefonata fra i comandanti De Falco e Schettino, di nuovo c’è chi sta intimando agli equipaggi della compagnia di “tornare a bordo”, dopo che numerosi membri della nave Costa Luminosa, sbarcati in Italia nei giorni scorsi e sistemati in un hotel di Fiumicino, sono risultati positivi al famigerato virus Covid-19.

La vicenda ha inizio il 25 marzo, quando la Costa Luminosa attracca presso il porto di Savona, interrompendo una crociera nel Mediterraneo. Passeggeri ed equipaggio, anziché essere tenuti a bordo, vengono fatti sbarcare e dislocati in diversi hotel della penisola, in attesa del rimpatrio nei propri Paesi d’origine. I voli che li riporteranno a casa sono quasi tutti in partenza dall’aeroporto di Fiumicino e pertanto è proprio a Fiumicino che si dirige la maggior parte di loro. 

L’Hotel B&B Parco Leonardo di Fiumicino, transennato

GLI SBARCHI DELLE NAVI

Sono quelli i giorni in cui, nella vicina Civitavecchia, sta infuriando una grossa polemica. Altre navi da crociera, infatti, tra cui la Costa Pacifica e la Costa Victoria, vengono fatte attraccare in quel porto, proprio in considerazione della sua vicinanza con l’aeroporto romano, nonostante l’opposizione del sindaco della cittadina portuale, Ernesto Tedesco. “Qui in città non sbarca nessuno!” tuona il sindaco, preoccupato dal fatto che su alcune delle imbarcazioni siano stati rilevati passeggeri positivi al Coronavirus. 

La protesta del primo cittadino, però, non impedisce lo sbarco dei passeggeri di quelle due navi, anche se sortisce l’effetto di dirottare sul porto di Piombino una terza, la Costa Diadema, il cui attracco era originariamente previsto proprio a Civitavecchia: a bordo della nave risultano presenti diversi malati, alcuni dei quali vengono poi ricoverati negli ospedali di Grosseto e di Livorno.

LA VICENDA DELL’HOTEL CICERONE

Nella serata del 25 marzo, intanto, oltre 200 passeggeri provenienti dalle navi Costa arrivano a Roma, nel quartiere Prati, accalcandosi davanti l’ingresso dell’Hotel Cicerone. Immediata scatta la protesta e la denuncia dei residenti, sconcertati nel vedere quell’assembramento, e partono numerose denunce alle forze dell’ordine. “Stiamo gestendo la cosa lecitamente – si giustifica il direttore dell’hotel – Le autorità competenti sono a conoscenza di quanto accaduto e stiamo operando in questo senso. Temiamo per la nostra salute, certo, ma è lavoro”. D’altronde in un periodo come questo, per un direttore d’albergo ricevere oltre 200 clienti è “manna dal cielo”, come biasimarlo?

Tutto in perfetta regola e tutto a posto, dunque? Forse. O forse no. Alcuni giorni dopo, sul “Fatto Quotidiano” viene pubblicato un articolo-denuncia, nel quale uno di quei passeggeri (chiamato nell’articolo con il nome di fantasia di “Dimitri”) dichiara di essere stato trasferito a forza dall’Hotel Cicerone all’IH Hotel del quartiere Collatino e lì segregato in quarantena, insieme a tutti gli altri ospiti, raccontando vicende a tinte fosche e dai contorni poco rassicuranti, che lasciano intravedere alcuni aspetti non perfettamente limpidi di quella vicenda. 

I “POSITIVI” DI PARCO LEONARDO

Negli stessi giorni, 73 membri dell’equipaggio di Costa Luminosa, tutti di origine indonesiana, sono arrivati all’Hotel B&B di Parco Leonardo, nel comune di Fiumicino. La loro permanenza è inizialmente prevista per una sola notte, ma l’Indonesia ha cancellato i voli diretti dall’Italia e il gruppo, impossibilitato nell’immediato a partire, resta ospite dell’albergo.

Passano le notti e qualcuno fra loro comincia a sentirsi poco bene. Gli stessi sintomi appaiono in un numero sempre crescente di ospiti dell’hotel. E così la ASL RM3, competente per la zona di Parco Leonardo, si attiva il 29 marzo per effettuare dei tamponi, riscontrando ben 32 casi positivi al Covid-19. 

A Fiumicino è il panico. L’Hotel viene isolato, mentre scoppiano furibonde polemiche fra le diverse autorità competenti. Il 31 marzo, mentre il senatore William De Vecchis, originario della cittadina costiera, annuncia un’interrogazione parlamentare, Il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, in un video pubblicato sul suo profilo social, denuncia di essere stato tenuto completamente all’oscuro di tutto da parte dell’armatore e degli altri soggetti coinvolti. Montino chiede il blocco degli sbarchi futuri di personale e crocieristi, oltre a immediate forme di contenimento nell’area interessata: “Anche su mia richiesta, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza riunito dalla prefetta Pantalone e alla presenza del Questore di Roma, ha deciso il totale isolamento dell’edificio, che è ora piantonato dall’esercito. Abbiamo anche provveduto a circoscrivere l’intera area dell’hotel transennandola, misura che resterà in vigore fino alla fine dell’emergenza”.

https://www.facebook.com/senatoremontino/videos/625311854981118/

GLI OSPITI DEL “GOLDEN TULIP”

Intanto si viene a sapere che altri 25 indonesiani, sbarcati però da una nave diversa, della compagnia MSC, sono ospitati dall’Hotel Golden Tulip di Isola Sacra, sempre nel comune di Fiumicino. Sebbene in quel caso nessuno presenti alcun sintomo, il sindaco Montino ordina di effettuare anche lì dei controlli capillari, e il primo di aprile sia gli indonesiani che i dipendenti dell’hotel vengono sottoposto a tampone. Altri 41 stranieri, ma di nazionalità ucraina, risultano invece ospitati, sempre a Fiumicino, presso l’Hotel Mercure. 

“Non è accettabile che le compagnie di navigazione spostino i loro equipaggi verso gli aeroporti senza avere la certezza che possano prendere un aereo per tornare a casa e che poi prenotino interi alberghi per alloggiarli perché i voli non ci sono – tuona un Montino sempre più irritato – E tutto questo all’insaputa delle autorità sanitarie e politiche locali”.

Gli fa eco l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato: “Non devono sbarcare. E appena ci sono i piani di volo, se ne devono tornare al paese loro!” dichiara alla stampa, con toni nervosi e molto preoccupati.

LO STOP AGLI SBARCHI

L’intera giornata del primo aprile è un susseguirsi di videoconferenze fra Comune di Fiumicino, Protezione Civile, Regione Lazio, Prefettura, Ministeri. Il clima è teso ed è solo nel tardo pomeriggio che si giunge a una scelta condivisa: “È stato confermato che non ci saranno più partenze delle navi da crociera senza aver prima riscontrato la negatività al tampone e l’assenza di sintomi da Covid-19 di equipaggi e passeggeri -dichiara il sindaco di Fiumicino Esterino Montino – La partenza dalle navi verso l’aeroporto di Fiumicino per l’imbarco potrà essere garantita esclusivamente in presenza del volo autorizzato al decollo e all’atterraggio nei Paesi di destinazione, così da evitare che all’ultimo momento ci sia un pernottamento nelle strutture alberghiere locali”.

Non è proprio lo stop agli sbarchi inizialmente ventilato, ma qualcosa di simile. La speranza è che la decisione sia sufficientemente tempestiva e che i passeggeri e gli equipaggi sin qui sbarcati non abbiano diffuso nuovi focolai nelle zone attraversate. Lo scopriremo nei prossimi giorni.

[La foto del titolo è di Liberty123de ed è stata diffusa su Wikipedia con licenza creative commons]

 

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