Daje al pedone

Diciamo la verità, nella catena alimentare del traffico cittadino il pedone viene dopo lo sterco di cane, per il quale si ha un’attenzione maggiore e subito prima dei piccioni, che invece i veicoli cercano di investire di proposito.
Gli automobilisti, gli autisti di bus e pullman, i motociclisti, gli scooteristi ed anche i ciclisti sono usi considerare i pedoni, più o meno come degli ostacoli da evitare senza rallentare troppo la propria marcia.
Per altro questi strani veicoli su due zampe hanno anche la caratteristica di levarsi di mezzo autonomamente, quasi sempre ad un primo ma deciso colpo di clacson.
Roma in questo non è molto diversa dalle altre grandi città europee, in cui già qualche decennio fa si aveva la sensazione che le macchine non avessero nessuna intenzione di rallentare a causa del sopravvenire di un pedone. Recentemente sono usciti i dati del comando della municipale dai quali risulta che 46 pedoni hanno perso la vita, nel 2019 a Roma, mentre attraversavano la strada, che due terzi di loro lo faceva regolarmente e che un 35% non era sulle strisce o comunque commetteva qualche genere di infrazione.  La triste classifica vede i 46 pedoni seguiti da 38 motociclisti, 25 automobilisti, 8 ciclisti, 5 passeggeri di automobili, 2 passeggeri moto, 1 autocarri, 1 scooter 50cc. 

Mai come in questo periodo la questione è diventata interessante per i media, che hanno seguito con un’attenzione quasi sorprendente il caso di Gaia e Camilla, le due ragazze di Roma nord investite da un altro ragazzo, figlio del regista Paolo Genovese, a Corso Francia proprio mentre attraversavano la strada. Questa storia ha riempito le cronache dei giornali e dei siti, ed ovviamente dei social, con una modalità che ricorda più un caso di nera che un incidente stradale ed ha visto nascere già innocentisti e colpevolisti. 

Il muralle a Corso Francia disegnato da amici e amiche per ricordare le giovani Gaia e Camilla

Un altro caso è assurto agli onori delle cronache, non romane ma milanesi, quello della figlia del giudice Ilda Boccassini e del giudice Alberto Nobili che, a bordo di uno scooter, ha investito un pedone, un medico, provocandone la morte. Motivo per cui ha patteggiato 9 mesi di prigione per omicidio stradale. Sono casi che in qualche modo coinvolgono personaggi noti e che anche per questo si guadagnano gli onori delle cronache, certo hanno la capacità di rendere centrali vicende che fino a qualche tempo fa passavano quasi nell’indifferenza generale. 

Comunque quando attraversate la strada guardate sempre prima a destra e a sinistra, dicevano le mamme.
(Sì, sono un pedone, ciclista, automobilista e già scooterista)

 

[La foto del titolo è di Markus Goller ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]

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