Il dolore e l’amore degli Ottavi

Un giorno Octavius Felix, vir clarissimus, perde sua figlia, una bambina di sei anni, Octavia Paulina. La morte di un figlio è forse il dolore più grande che un uomo possa provare, o almeno a noi nati dal Ventesimo secolo in poi così sembra. Ma Ottavio e Paolina vivono nel III secolo DC. In quel periodo in quella Roma non era una circostanza infrequente, tanto che i romani facevano quello che potevano per difendersene, ritardando il momento in cui dare un nome ai propri figli.
La manifestazione del dolore per la morte di un bambino in pubblico era non solo mal vista ma socialmente sconveniente. Ancora di più per una puella, così poco utile e produttiva.

Ottavio però ama la sua “dolcissima e carissima” Paolina e non se ne vergogna, le dona una sorta di immortalità che la porta fino a noi dedicandole l’Ipogeo nelle sue terre appena fuori Roma. 

Roma, Ottavia: ipogeo degli Ottavi, affresco del III sec d.c., i Campi Elisi

Questa luogo bellissimo, in parte naturale e in parte frutto del lavoro di artisti e artigiani raffinatissimi, non è una catacomba e nulla ha a che fare con il cristianesimo, anche se Gesù era già noto a Roma, attraverso i suoi fedeli. Non siamo proprio in quel periodo che tanto piaceva a Flaubert e alla Yourcenar in cui “gli dei non c’erano più e Cristo non ancora” ma Costantino non ha fatto in tempo a rendere il cristianesimo religione di Stato.
In poche parole si tratta di una grande tomba sotterranea, prevista probabilmente prima per se che per la figlia, che per amore e per bellezza Ottavio fa affrescare tutta sul tema dei fanciulli e l’aldilà.  Nell’Ipogeo, ritrovato negli anni Venti del novecento, Paolina viene affidata ad Ermes da un putto affinché la porti nell’Ade. Il resto delle mura viene dedicato ai fanciulli ai loro giochi e al loro coglier rose, simbolo dei Rosalia, celebrazione dei morti che i romani ricordavano in maggio. 

A tutto questo, che non è facile vedere nella sua interezza perché diviso e ricollocato, è ispirato il Murales  “I Guardiani di Ottavia” parte del progetto Graart curato da David Diavù Vecchiato che ha già realizzato molte opere sul Grande Raccordo Anulare.
Colectivo Licuado, realizzando il lavoro, si ispira esplicitamente all’affresco che ora è conservato al Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano, in Piazza della Repubblica.

I “Guardiani di Ottavia” sono sul raccordo proprio dalle parti del Trionfale (via Casorezzo), vicino appunto all’Ipogeo Ottavio e alla omonima borgata romana, luogo molto popolato e non poco cementificato.
Il tratto dei due artisti uruguayani, Camilo Núñez e Florencia Durán, ha le forme e i colori del muralismo latino americano più classico ma non stride  per nulla con la tradizione e la storia che hanno deciso di raccontare insieme a Vecchiato.

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