Er traffico de Roma

Ce sei mai stato in mezzo ar traffico de Roma? Ce l’hai presente? Lo sai come funziona? …E’ ‘na caciara, ‘na vera bolgia, ‘na pipinara, è ‘na Cambogia. E’ ‘n brulicare de machine ‘mpazzite, si voi te lo racconto, damme retta, mo se ride!”. Con queste parole, accompagnate dallo scampanio di un clacson (proprio quello della Lancia Aurelia di Vittorio Gassman nel film “Il sorpasso”), iniziava un vecchio brano del gruppo musicale romano “Radici nel cemento”.

“Er traffico de Roma” è da decenni la croce e la delizia di ogni abitante della capitale, un problema su cui si sono spesi fiumi d’inchiostro, si sono realizzate inchieste, si sono girati innumerevoli documentari e film (memorabile “L’ingorgo” di Luigi Comencini, pellicola del 1979, in cui la periferia di Roma rimane letteralmente sepolta dalle macchine, per giorni interi), senza che, nel corso dell’ultimo mezzo secolo, si sia visto alcun percepibile miglioramento.

Certamente, una città sviluppatasi negli ultimi 150 anni in barba a ogni piano regolatore e ad ogni logica urbanistica, senza adeguati servizi pubblici, con un servizio di metropolitana indegna di una grande città europea, con un numero di automobili circolanti pari quasi a quello dei propri abitanti (neonati inclusi) e più che doppio rispetto a quello di altre grandi capitali (a Berlino risultano circolare 35 auto ogni 100 abitanti, a Madrid 32, a Londra 36), è quasi scontato che finisca per essere preda di una perenne congestione della circolazione.

Composizione di Tom Lee KelSo, diffusa su Flickr.com con licenza creative commons

Ogni romano sta nel traffico, di media, 72 ore all’anno e in quelle 72 ore, solitamente impreca, da decenni, contro il sindaco e il governo del momento, contro le buche, contro i camion della nettezza urbana che rallentano la circolazione, contro i lavori in corso, contro gli scioperi dei mezzi, contro i cortei che bloccano alcune vie di scorrimento, contro il vecchietto col cappello alla guida, che viaggia a 10 km all’ora in mezzo alla carreggiata.

Spesso però, l’automobilista romano dimentica di avere anche in se stesso, se non proprio la soluzione del problema, i mezzi per rendere la questione meno drammatica. Nell’ansia di trovare scorciatoie, superare file, tagliare vie, evitare semafori, superare auto, per cercare di guadagnare qualche minuto, non si accorge che, a Roma (come in qualsiasi città in cui certi fenomeni si presentino), è proprio quest’ansia di sorpasso a provocare ulteriori congestioni del traffico.
In pratica, almeno 30 di quelle 72 ore passate fra i tubi di scappamento altrui, nonostante la mancanza di bus e di metro, nonostante i lavori in corso, nonostante le buche, gli scioperi, l’urbanistica folle di certi quartieri, i vecchietti col cappello, potrebbero essere evitate semplicemente grazie a una guida più consapevole e corretta.

 

Anche le formiche, nel loro piccolo…

Avete mai osservato una lunga fila di formiche? La prossima volta che vi capiterà, guardatela con attenzione. Spesso quelle file interminabili sono composte da migliaia di esemplari, che viaggiano avanti e indietro, in entrambi i sensi di marcia, proprio come le auto su una tangenziale.
La prima cosa che salta all’occhio è che quelle enormi code di formiche non si fermano mai. Possono viaggiare più o meno velocemente, ma non ci sono frenate brusche, né tamponamenti. La velocità è costante. Già questo è sorprendente per chi sa come invece proceda sempre a singhiozzo la viabilità su una via consolare, tra accelerazioni, rallentamenti, lunghe attese fermi a motore acceso.
Ancora più sorprendente è quando si scopre il motivo di questa mancanza di frenate e di incidenti. Fateci caso: le formiche non si superano mai. Mai. Ed è questo semplice stratagemma ad evitare la formazione di code, di frenate e di incidenti.
Le formiche sono un mirabile esempio di collaborazione sociale e suggerire di seguirne l’esempio non deve sorprendervi.
Una delle più grandi invenzioni umane, una di quelle che ha trasformato radicalmente le vite di noi uomini, l’invenzione dell’agricoltura, nacque proprio dall’osservazione delle formiche, che da milioni di anni, ben prima dell’uomo, coltivano funghi e verdure nei propri formicai.
Copiare l’organizzazione delle formiche, come già fatto per l’agricoltura, potrebbe ora risultarci utile per alleviare le problematiche del traffico urbano, di cui i sorpassi azzardati e gli improvvisi cambi di corsia sono una delle principali cause.

Recenti studi hanno infatti dimostrato che, quando l’auto davanti cambia improvvisamente di corsia, provoca un rallentamento del veicolo che la segue di circa il 15%-20% della sua velocità di marcia. Cioè, viaggiando ad esempio a una velocità di 50 km orari, l’auto che sopraggiunge è costretta a rallentare fino a 40 km. A quel punto l’auto ancora più indietro diminuisce ulteriormente la sua velocità di un ulteriore 20% (da 40 km orari a poco più di 30 km orari) e così via.
Un piccolo spostamento dell’andamento regolare del traffico provoca, perciò, una catena di eventi, che si propaga come un’onda sempre più indietro, amplificandosi fino a rallentare o addirittura a bloccare del tutto il flusso dei veicoli.

Foto di Stefano Cobucci diffusa su Flickr.com

Quante volte a Roma ci capita di vedere, in prossimità di un incrocio, delle auto che, dalla corsia di destra, saltano improvvisamente a quella di sinistra per poter girare? Ecco, quelle autovetture non stanno solo tagliando la strada a chi è già nella corsia giusta, rischiando di provocare incidenti, ma sono anche la principale causa dei rallentamenti del traffico cittadino.

Stesso discorso vale per le auto parcheggiate in doppia fila, che, restringendo la carreggiata, rendono necessario, per le auto che sopraggiungono, un cambio di corsia, provocando ulteriori rallentamenti.
Sappiate, d’ora in poi, che questi comportamenti provocano congestioni del traffico in misura pari o maggiore delle buche, dei camion della spazzatura, dei lavori in corso, dei vecchi col cappello e che evitare un sorpasso azzardato e un cambio di corsia, anziché farvi perdere tempo, paradossalmente vi farà arrivare prima.
Le formiche, nel loro piccolo, questo lo sanno da milioni di anni e, a differenza nostra, hanno già adottato una soluzione efficace: non sorpassare mai, mantenendo la propria linea di marcia.

 

A traffico limitato

Indicare le responsabilità individuali di alcuni automobilisti poco “virtuosi” non significa però deresponsabilizzare le amministrazioni pubbliche e considerarle innocenti rispetto alla congestione del traffico romano.
È infatti certo che, senza una guida chiara e competente nella gestione della città e del suo sistema di mobilità, il traffico rischia comunque di restare un enorme problema, anche in presenza di comportamenti individuali virtuosi da parte degli automobilisti.
Ad esempio, limitandoci a quei comportamenti indicati prima, per le amministrazioni, qualunque sia il loro colore politico, sarebbe importante mostrarsi più attente nel sanzionare un certo tipo di guida pericolosa e scorretta, anziché limitarsi a sguinzagliare polizia municipale ed ausiliari del traffico quasi esclusivamente a comminare multe per chi sosta gratuitamente sulle strisce blu, come se il problema fosse solo fare più facilmente cassa (un’auto in sosta è di sicuro più facilmente sanzionabile di una in movimento), anziché affrontare i veri nodi che renderebbero più ordinato e scorrevole il traffico urbano.

È poi fondamentale che, chiunque governi Roma, abbia ben chiara un’idea complessiva di città. Perché il primo nodo da sciogliere, è quello di uno sviluppo cittadino disordinato e mal programmato, con nuovi quartieri che continuano a nascere e crescere senza un progetto complessivo, senza servizi e senza adeguate vie di collegamento, in zone spesso già congestionate, aggravando ulteriormente il problema del traffico veicolare e allontanando eventuali soluzioni.

Foto di Agostino Zamboni diffusa su Flickr.com con licenza creative commons

Una volta elaborata un’idea generale dello sviluppo della città, diventa poi fondamentale disincentivare il traffico veicolare privato, privilegiando quello pubblico e quello su due ruote, attraverso il rafforzamento del sistema delle ZTL e delle isole pedonali, il miglioramento e potenziamento del servizio di trasporto collettivo, la creazione di percorsi ciclabili realmente fruibili, di nodi di scambio e, soprattutto, attraverso l’armonizzazione di tutti questi elementi in un sistema bene integrato di mobilità.

D’altronde, è la struttura stessa della capitale, col suo centro dalle vie strette e tortuose, a imporre interventi di limitazione del traffico, cosa che a Roma si rese necessaria già duemila anni prima dell’invenzione del motore a scoppio. Fu Giulio Cesare il primo a istituire una ZTL romana, emanando la legge “Iulia municipalis”, con la quale si proibiva la circolazione veicolare entro le mura, dal sorgere del sole sino all’ora decima (circa le cinque del pomeriggio). L’obbligo, che prevedeva quali uniche eccezioni il transito di carri per il trasporto di materiali da costruzione e per la rimozione dei rifiuti, fu poi esteso a tutte le città d’Italia dall’imperatore Claudio, con un editto che stabilì che “i viaggiatori non possono transitare per le città se non a piedi, a cavallo, o in portantina”.

 

La storia (e la città) siamo noi

Oggi, nell’attesa di un novello Cesare, che imponga dall’alto cure draconiane per azzerare gli ingorghi romani, possiamo intanto cominciare a partire dai nostri abituali comportamenti quotidiani, dalla nostra piccola, apparentemente insignificante fetta di responsabilità.
Perché è solo con un mix armonico di interventi pubblici e di comportamenti privati, che il problema del traffico (come, in fondo, ogni altro problema della città) può avviarsi a trovare una soluzione.

Magari oggi pensiamo di non poter incidere sulle scelte e sulla vita cittadina, ma intanto, la prossima volta che ci capiterà di parcheggiare in doppia fila, di fare un sorpasso azzardato, o un cambio di corsia improvviso e non segnalato, possiamo cominciare a pensare alle formiche e ad evitare di farlo.
“La storia siamo noi, nessuno si senta escluso” diceva una famosa canzone. E, siccome siamo noi a fare la storia, più persone saremo a fare così e più sarà probabile che anche il sindaco che sceglieremo, di qualunque colore esso sia, ci somiglierà. Forse, se saremo in tanti a non parcheggiare in doppia fila e a non cambiare corsia, sarà anche lui o lei, una persona che non cambierà corsia all’improvviso.

Foto di Franck Michel diffusa su Flickr.com

Una persona il cui unico sorpasso azzardato che proverà a fare, sarà quello nei confronti delle altre capitali europee, portando Roma avanti a tutte per qualità del traffico e, di conseguenza, della vita.
Se sarà davvero così dipenderà anche da come oggi, salendo in macchina, ci metteremo a guidare. E da come oggi, quando ne scenderemo, avremo parcheggiato. Perché i nostri piccoli, insignificanti, comportamenti, possono bloccare non solo il traffico, ma la città nel suo insieme, l’intera comunità, come le piccole, insignificanti formiche, sanno bene e ci insegnano a non fare.

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