Roma, ragiona con i piedi

Un mio amico, qualche giorno fa, ha avuto un incidente mentre tornava a casa in moto. Un pedone ha attraversato improvvisamente la strada, anche se avrebbe dovuto aspettare il semaforo verde. Per evitarlo, Carlo, questo è il nome del mio amico, è caduto, finendo al pronto soccorso con una lesione alle vertebre. Il pedone, invece, è fuggito.

Sicuramente questo non è un caso isolato. Di persone che attraversano la strada in modo imprudente, mettendo in pericolo se stessi e gli altri, ne abbiamo viste tutti. Ma nei casi assolutamente più comuni, stando alle statistiche, succede il contrario: i pedoni vengono investiti dai veicoli, soprattutto dalle auto. Muoiono o, più spesso, rimangono feriti. Succede in certi luoghi più che in altri, e Roma è uno di questi.

I dati Istat-Aci dicono che nel 2015 a Roma 50 pedoni sono morti in seguito a investimenti e oltre 2.200 sono rimasti feriti. Nel 2016 i morti sono stati solo 39, ma l’anno dopo, nel 2017, sono risaliti a 49. Nel 2018, stando ai media, fino a ottobre erano morti una quarantina di pedoni.

È una fatalità, è inevitabile? Ovviamente, no. Ci sono città, in Europa, che negli ultimi anni hanno fatto della difesa di pedoni e ciclisti una priorità, e così facendo hanno ridotto il numero di persone investite. Esempi? Copenhagen, che è una capitale, o Manchester. La questione non è quella di chiamare i vigili urbani ogni volta che c’è un’infrazione, che un’auto è parcheggiata sulle strisce o in seconda fila, che c’è una buca per terra (anche sul marciapiede), che i passaggi pedonali sono cancellati. O meglio: certo che bisogna farlo, che bisogna segnalare, anche se il Comune di Roma pretende che per farlo si sia iscritti al sito web ufficiale, mentre pochi anni fa si poteva fare rapidamente usando Twitter. Ma la questione è che servono politiche pubbliche cittadine per difendere i pedoni.

Coincidences, foto di Riccardo Romano pubblicata su Flickr.com con licenza creative commons

 

I PEDONI SONO LA FASCIA DEBOLE DELLA MOBILITÀ

Si dice: siamo tutti pedoni!, ma è vero solo in parte. Dipende da quanto tempo passiamo realmente in strada camminando e non invece usando un mezzo di trasporto.
I pedoni rappresentano il grado zero della mobilità, la fascia debole, sono i proletari della strada. In una classifica della pericolosità crescente occupano il gradino più basso: più in alto di loro, e quindi più pericolosi, sono coloro che vanno in skate, bici, monopattini e altri micro-veicoli, seguiti da scooter e moto, micro-car, automobili e furgoni, camion e bus. Mentre più in basso di un pedone ci sono solo i pedoni più indifesi: bambini, anziani, diversamente abili, persone che spingono carrozzine e passeggini, persone con animali.

Anche i ciclisti sono spesso vittime di auto e altri veicoli. Proprio per questo sarebbe utile un’alleanza di chi va a piedi con chi va in bici. Ma per questo è anche importante che le biciclette abbiano proprie piste esclusive, mentre invece spesso tolgono spazio ai marciapiedi. E oggi, chi va in bici, spesso preferisce salire sul marciapiede perché le strade sono pericolose. Lo so, perché ora che uso di più la bicicletta per fare spostamenti anche di 10 km in città, lo faccio anche io, di tanto in tanto.

È per queste ragioni che nei giorni scorsi, insieme ad altri, ho rilanciato l’iniziativa Operazione Zebra su Facebook, sostenuta per il momento da Cittadinanzattiva e da alcuni comitati di quartiere (Comitato Mura Latine, Cdq Fleming-Tor di Quinto, Cdq Torresina, Cdq Eur Ferratella, Cdq Città Giardino, Comitato di Zona Via Tieri). Abbiamo iniziato a raccogliere foto e segnalazioni sui passaggi pedonali dove le “zebre” sono ormai sbiadite o inesistenti, dei posti dove mancano proprio, con l’obiettivo di farne un dossier da presentare al Comune. Poi abbiamo diffuso un volantino da lasciare sul parabrezza delle auto parcheggiate male, che impediscono o rendono più difficile il passaggio dei pedoni. Se vi va, venite a sostenerci e a partecipare.

Il logo di Operazione Zebra

Intanto, un gruppo di ciclisti e pedoni ha istituito un simbolico “Premio Parcheggio di Merda” e raccoglie qui fondi per stampare un adesivo esplicito. L’iniziativa non si rivolge soltanto a chi va a piedi o in bici: “Se anche tu sei stanco delle gimkane cittadine, delle ore in fila perché qualcuno ha bloccato la strada per il suo caffettino, della bolgia dovuta alla sosta fuori dal localino cool all’ora dell’aperitivo, di rischiare la vita in bicicletta perché devi immetterti nel traffico per evitare un mezzo che occupa la ciclabile, lo scivolo o lo spazio in carreggiata, soste nelle aree riservate….questo è il Premio per te”.

Ovviamente, su Facebook si manifesta tanta gente con idee curiose, che ti spiega che la colpa, in sostanza, è dei pedoni, che si fanno investire perché attraversano lontano dalle strisce, magari guardando il cellulare. E’ la famosa questione del dito e della Luna, insomma. Certo, che ci sono quelli che attraversano anche se non ci sono le zebre. E certo, ci sono quelli che continuano a guardare il cellulare mentre attraversano (mai farlo!, neanche sulle strisce). Ma ci sono tantissime persone che guardano il cellulare mentre guidano l’auto (e anche lo scooter!), e l’attenzione di tutti cala. Oltre al fatto che i passaggi pedonali spesso sbiadiscono e in ogni caso non sono adeguatamente protetti.

 

Walking In Rome, foto di Franco Bianco pubblicata su Flickr.com con licenza creative commons

 

UN MANIFESTO PER I PEDONI

Quindi, per concludere. Quando parliamo di politica cittadina per i pedoni (che poi sono anche gli utenti dei mezzi di trasporto pubblici), dobbiamo tenere a mente alcune regole:

  1. i passaggi pedonali non sono mai troppi;
  2. i passaggi pedonali devono essere possibilmente rialzati e comunque visibili e segnalati, sia di giorno che di notte;
  3. è sempre meglio evitare la commistione tra auto e pedoni al semaforo (per esempio, quando è verde per i pedoni ma anche per le vetture che girano a destra o a sinistra…);
  4. i semafori a richiesta devono essere installati lungo le strade per proteggere il passaggio dei pedoni quando necessario. Dotare i semafori agli incroci di pulsanti per la richiesta invece non è particolarmente utile;
  5. le zone di circolazione a 30 km nei quartieri vanno protette con segnali, dossi, curve artificiali, altrimenti nessuno se ne accorge;
  6. le piste ciclabili non devono essere miste (cioè cicli/pedoni) o togliere spazio ai pedoni sul marciapiedi; devono invece sottrarre strada alle automobili;
  7. le fermate dei bus devono essere protette con pedane rialzate per evitare il parcheggio delle auto;
  8. il Comune deve seriamente impegnarsi a combattere contro il parcheggio in doppia fila perché aumenta i problemi di circolazione delle auto e mette in pericolo i pedoni e i ciclisti.

[La foto del titolo è di Federico Di Iorio, si intitola Business Men ed è stata pubblicata su Flickr.com con licenza creative commons]

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