Arrabbiati e indignati? Mettetevi in fila

Mi rendo conto di arrivare sull’argomento con la prontezza di un bradipo, ma ritengo che possa essere comunque di qualche utilità scrivere poche righe sulla polemica che ha investito Virginia Raggi per la sua assenza alla celebrazione dell’anniversario delle Fosse ardeatine. Il mio ritardo vi troverà probabilmente già nauseati dal tema (ma mi preoccuperò di questo con un titolo vigliaccamente fuorviante), ma anche dovrebbe trovarvi disposti ad ammettere la singolare contraddizione tra i toni adoperati da chi si è detto offeso e indignato dalla condotta del sindaco e la volatilità della polemica, che – è sotto gli occhi di tutti – è durata il tempo dei lanci di agenzia e di qualche ribattuta. Leggermente più lunga l’eco sui social, ma appena di qualche ora.

Provo a spiegarmi meglio. Ho letto molti cittadini romani, tra addetti ai lavori e comuni commentatori, affermare “profonda indignazione”, “vergogna” e in alcuni casi addirittura “rabbia”. Alcuni hanno denunciato l’indegnità del sindaco a proseguire nel suo mandato, per aver – con quella innegabile mancanza – dimostrato di non averne inteso l’alto senso di rappresentanza. Altri ancora, rafforzando questi rilievi hanno perfino parlato di “seria preoccupazione”. Ebbene, pur avendo profondo rispetto per la ricorrenza trascurata dal sindaco (e ci mancherebbe!), io non condivido questa indignazione, vergogna, rabbia e indignazione. Ritengo la Raggi inadeguata per molti aspetti, e vorrei – forse proprio per questo – che provasse solo ad essere un buon amministratore e che neanche tentasse di rappresentare la memoria storica della città. O meglio, lo facesse anche, laddove ritenga di esserne in grado, ma dopo aver fatto il suo – molto più urgente – lavoro di amministratore di una città che platealmente, ad ormai molti mesi dalla sua elezione, ancora non funziona.

Quello che non comprendo, venendo finalmente al punto, è come quella “rabbia”, “vergogna”, indignazione” o “preoccupazione” possa far perdere traccia di sé in poche ore. Non comprendo come tali sentimenti possano essere soppiantati nell’agenda e nel commento di chi si è indignato dal primo pretesto utile, come ad esempio quello delle supposte irregolarità delle firme raccolte per la candidatura della stessa Raggi. Il sospetto, a questo punto anche molto forte, è che la ricerca del pretesto sia a sua volta pretestuoso. E la conseguente sensazione che se ne ricava è che la sensibilità istituzionale che eventualmente manca alla Raggi non eccede negli altri.

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