Cittadinanza e merito

Ogni tanto riaffiora il dibattito sullo ius soli. E’ un argomento ricorrente, di quelli che segnano un tratto di distinzione tra le persone che decidono di affrontarlo.
In verità non si capisce neanche perché se ne dovrebbe parlare, dal momento che è fin troppo evidente che chi nasce in Italia è italiano. Purtroppo però c’è chi non è d’accordo, ed è gente che non solo vota ma che addirittura prova a farsi votare. E quindi tocca parlarne.

Una di queste persone è Giorgia Meloni.  Se non ricordate chi sia, potete riconoscerla in questa foto pubblicata qualche tempo fa da Oggi, intenta a parcheggiare in divieto di sosta. Non dovrebbe però aver bisogno di presentazioni: è stata ministro, e recentemente si è fatta asfaltare nella corsa al Campidoglio dalla Raggi (dalla Raggi!) come un Giachetti qualsiasi (a questo proposito bisogna aggiornare i severi conti di D’Alema, perché le cose che ha fatto la Raggi sono già due).

Ma torniamo allo ius soli. Giorgia Meloni spiega su Facebook che “Per Fratelli d’Italia la cittadinanza non è un automatismo ma è il suggello di un percorso, durante il quale bisogna dimostrare di desiderarla, volerla e meritarla”. Al di là dell’italiano stentato, questa posizione è anche poco illuminata: l’idea, par di capire, è quella di far crescere un bambino nato in Italia da discriminato, in attesa che questi sappia dimostrare – non si sa bene come – di desiderare, volere e meritare la cittadinanza italiana.
Per poi finalmente, presumiamo, poter parcheggiare in divieto di sosta. A noi.

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