Uno vale uno ma un tifoso vale due

Fine dei problemi: decidere cosa fare in città non sarà mai più un dramma. Da oggi in poi basterà intercettare i desideri dei tifosi della Roma e della Lazio e omologarsi alla volontà delle variopinte tifoserie cittadine. Niente più interrogazioni all’oracolo della rete né pellegrinaggi di Grillo in città. I lupacchiotti vogliono lo stadio? Non c’è problema, si tratta con gli imprenditori, si sistema il progetto e si procede. Il blocco del traffico disturba i piani dei tifosi laziali che devono andare allo stadio? E’ presto detto, si cambiano gli orari del blocco modellandoli sulle esigenze degli aquilotti e tanti saluti alle ragioni (evidentemente non abbastanza serie) dell’ambiente.

Questa è la situazione, ma è tollerabile? E’ tollerabile che non si possano fare le Olimpiadi, perché non ci sono tifosi che premono, mentre si può trattare con gli imprenditori che propongono un progetto colossale per lo stadio della Roma? Ed è possibile che le famiglie romane, quelle che hanno una vita oltre il calcio, non possano raggiungere i parchi in auto mentre per i tifosi che devono andare allo stadio si cambiano gli orari del blocco? No, non è tollerabile. Ma non è un problema solo romano: in Italia molte cose funzionano così. Gli affetti dal tifo calcistico sono in stragrande maggioranza e contro di loro nessuno si permette di elaborare critiche. Nel 2009, per fare un esempio, Berlusconi affermò di aver perso almeno il 2% alle elezioni per via della cessione di Kakà.
Tifo e consenso, una storia vecchia. E l’amministrazione grillina non è da meno: uno vale uno ma un tifoso vale due.

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