Taxi in guerra a Roma. E’ scontro di civiltà

La decisione dell’antitrust di aprire un’indagine sulle principali compagnie di taxi di Roma (e di Milano) è un altro episodio del lungo “scontro di civiltà” sulla mobilità pubblica nella Capitale. Stavolta però non si tratta della solita guerra tra utenti e tassisti sulle tariffe, ma di un conflitto interno tra chi gestisce i radio-taxi e chi guida le auto bianche.

Ci spieghiamo meglio. L’Autorità che veglia sulla concorrenza, dopo aver ricevuto una segnalazione di Mytaxi – la società che gestisce l’omonima app – vuole accertare se ci siano cartelli per limitare la concorrenza utilizzando clausole di esclusiva negli atti che regolano i rapporti tra le società di gestione del servizio di radio taxi e i tassisti soci o  aderenti. L’indagine riguarda a Roma Radiotaxi 3570, Pronto Taxi 6645 e Samarcanda cioè le tre società più grosse.

Secondo l’antitrust, quelle clausole impediscono ai tassisti di utilizzare servizi come Mytaxi per procacciarsi clienti da soli.

Mytaxi, definito da qualcuno l’anti-Uber (perché utilizza tassisti ufficiali, non persone con la loro auto che vogliono mettersi a esercitare anche solo part-time), è una app che serve agli utenti per trovare il taxi più vicino grazie alla geolocalizzazione, scegliendo anche il tipo di vettura e servizio. Si paga usando paypal o carte di credito collegate alla app (si può anche dare la mancia), la fattura arriva via email e si può dare un giudizio sul tassista (con cui si può anche comunicare prima dell’arrivo).

Mytaxi (che nel 2014 è stata comprata dalla Daimler) è certamente comodo per gli utenti, e anche per i tassisti, perché a differenza delle centrali radio-taxi non richiede prezzi iniziali, costi fissi o penali, ma prevede solo una percentuale sul prezzo delle corse (il 7%). Naturale, quindi, che le grosse compagnie lo temano, perché è un gigante in diretta concorrenza (in Europa conta 10 milioni di download e 45.000 taxi iscritti).

Dal punto di vista delle tariffe e del beneficio effettivo per gli utenti, però, le cose non cambiano molto, neanche con Mytaxi.

Come proprio l’antitrust ha ricordato in altre occasioni, per avere tariffe più basse servirebbe più concorrenza, cioè più taxi. Ma ovviamente questo per i tassisti – che comprano licenze a caro prezzo – è inacettabile, perché dovrebbero lavorare di più per cercare di guadagnare quello che guadagnano oggi (alcune stime parlano di 2.000 euro netti al mese), mentre già devono fare i conti con la concorrenza sleale degli Ncc.

[La foto “Colosseum Taxi” di Robert Lowe, del 27 febbraio 2010, è stata pubblicata su Flickr.com con licenza creative commons]