Se Roma chiude la cultura dal basso

Il nostro unico problema con il Dal Verme forse era che è sempre stato lontanissimo dalla zona dove viviamo e che tornando a casa dopo aver visto dei concerti incredibili e aver vissuto incontri indimenticabili abbiamo rischiato più  di una volta di addormentarci lungo il percorso.
Non ricordiamo altri locali a cui siamo così affezionati da quando siamo entrati in età adulta. Forse sì, in gioventù ci hanno colpito le situazioni e la novità del vecchio Zoobar o il primo Circolo degli Artisti, ma allora forse eravamo del tutto inesperti, se non ancora carnalmente vergini, per fare un confronto razionale e con la mente sgombra dalle priorità irrinunciabili che di solito si hanno a quella età. 

Il Dal Verme è uno dei locali simbolo del Pigneto di Roma, anche se ha il merito di non essersi mai fatto condizionare dalle esigenze dei giovani illibati o meno che di solito ora affollano quel quartiere per cercare sempre le stesse cose. 

Nella sala dal vivo, pur avendo ospitato una gamma sterminata di generi ed artisti – dal jazz sperimentale di Evan Parker all’indie a barra dritta dei  Supreme Dicks – questo piccolo circolo Arci è riuscito incredibilmente a mantenere una linea artistica coerente e riconoscibilissima.

 

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Shakespeare scriveva che ogni volta che il loglio, la cicuta, le odiose bardane o i cardi irsuti crescono incontrollati sul lato della strada, possiamo presumere che una monarchia sia sul punto di cadere. 

Quando l’ortica comincerà a crescere di fronte a Init, Dal Verme e Brancaleone a cui il comune ha messo in queste ore i sigilli su mandato della Corte dei Conti, non sappiamo quanti posti autenticamente liberi saranno rimasti in città per far circolare e accogliere musica. 

Giustamente si è sempre accusata la giunta Veltroni della presunzione di voler far calare dall’alto un certo tipo di cultura luccicante, escludendo sia il confronto che le periferie. Per il momento la nuova amministrazione al Campidoglio sembra proprio intesa a voler abbassare invece le saracinesche su tutti i locali che al contrario spingono dal basso nuove forme di socialità. 

Quando si è insediata la Giunta di Virginia Raggi molti si sono rassicurati con la nomina di Luca Bergamo alla cultura. Noi sinceramente eravamo ancora un po’ distratti dalla top five dei libri del nuovo sindaco, che oltre alla bibliografia su Mafia Capitale non sembrava scuotere troppo gli orizzonti. 

Dopo la scarsa reattività nei temi su cui ha giustamente vinto le elezioni (trasporti, corruzione, rifiuti) ci piacerebbe che la giunta mostrasse finalmente qual’è la sua linea, oltre agli sgomberi e le chiusure sulla cultura in senso stretto. 

Prima che chiuda momentaneamente il locale di via Dal Verme e in attesa di nuovi sviluppi sarebbe bello salutare in massa e con il gommone uno spazio così importante. Tanto più che prima della chiusura questo fine settimana, 16 e 17 dicembre, suoneranno nell’ordine anche Six Feet Under e Lento e solo chi sarà sommerso sarà salvato.

[Nelle foto, momenti di spettacolo al Dal Verme]