Ostiexit. E se il mare non bagnasse Roma?

Ogni tanto ritorna l’idea balzana che i romani residenti a Ostia, attualmente decimo municipio della Capitale, vorrebbero abitare in un Comune a sé stante. Cioè uscire da Roma. E la prima cosa che viene in mente è che, se così mai accadesse, l’unica capitale europea ad affacciarsi sul Mediterraneo diventerebbe Atene. Tuttavia, qualche buontempone potrebbe obiettare che Roma non si affaccia sul mare, perché il mare sembra non esserci proprio.

varcoA Ostia, nel giro di trent’anni, una vera e propria barriera tra i cittadini e il litorale è stata innalzata in totale spregio delle regole e del diritto. Un doppio “lungomuro”, di cemento e di illegalità.

Le concessioni balneari sono diventate pretese acquisite, ogni varco pubblico è stato sbarrato, persino la vista del mare è stata censurata: nei mesi caldi si passa obbligatoriamente dagli stabilimenti privati, in quelli freddi il mare è chiuso. Ora che finalmente una sentenza della Corte di giustizia europea avrebbe dichiarato l’incompatibilità della nostra Legge n. 221 del 2012, nella parte che prorogava la scadenza delle concessioni balneari al 31.12.2020, con l’art. 12 della direttiva Bolkestein, si è quasi percepito l’odore del mare (d’inverno) e si è persino pensato che un’ondata di legalità potesse investire il litorale romano, restituendo le  concessioni delle spiagge a chi se le aggiudichi con gare di pubblica evidenza. Ma non è ancora successo nulla in tal senso. E Ostia non sarà fuori da Roma, ma fuori dall’Europa sì.

Alcuni cittadini (e Radicali), pochi in verità, non si arrendono, perché hanno una “fissa”, come si dice a Roma. Abbattere il lungomuro di Ostia. Quel lungomuro sul lungomare che recinta le spiagge per chilometri e il mare non lo fa nemmeno vedere. Anche quando è soltanto una recinzione o una fitta, alta siepe che, si sa, “dall’ultimo orizzonte il guardo esclude”, il lungomuro proibisce libertà, legalità e trasparenza. Che, per il senso profondo di queste parole, forse non sarà la Germania Est, la Turchia o Rebibbia, ma la loro battaglia sarebbe ed è sempre la stessa, anche se fossero in guerra, o immigrati, o carcerati. Lo hanno detto per mesi e anni – alle istituzioni, alla capitaneria di porto, alla Commissione europea, alla magistratura – che, prima o poi, lo abbatteranno, con il martello della nonviolenza. Perché, dietro quel muro, dietro quella cortina di sedimenti innaturali, c’è il mare di Roma. Ne sono sicuro.

http://paoloizzo.wordpress.com

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